
Il 1° agosto 2025, in località Valdonica, sono iniziati i lavori per il tratto “Foligno–Sestino” del gasdotto Snam “Rete Adriatica”, segnando un passaggio concreto in un progetto che da anni è al centro di un acceso dibattito. Due escavatori hanno avviato la movimentazione del terreno in un’area alberata di pregio naturalistico, già delimitata nei giorni precedenti con picchetti rossi per indicare il tracciato.
Il tratto interessato, lungo poco meno di 11 chilometri nel Comune di Apecchio, attraverserà zone montane e collinari, toccando aree di interesse paesaggistico e prossime a siti con progetti infrastrutturali rilevanti, come la futura Superstrada Fano–Grosseto. I lavori coinvolgeranno anche i territori di Borgo Pace e Mercatello sul Metauro. La logistica prevede campi base in Umbria e tra Urbania e Peglio, con circa 200 operai impiegati e personale tecnico dislocato in strutture ricettive locali.
Il gasdotto “Rete Adriatica”, che collegherà Sulmona a Minerbio per un totale di 687 km, è in gestazione da oltre vent’anni. L’opera, dal costo stimato di 2,5 miliardi di euro di fondi pubblici, prevede una condotta di 1.200 mm di diametro posata a 5 metri di profondità, con una fascia di servitù di 40 metri. Secondo Snam, l’infrastruttura è strategica per la sicurezza energetica; secondo i critici, è sovradimensionata rispetto ai consumi attuali e in calo del gas in Italia, scesi da 86,2 miliardi di m³ nel 2005 a 61,5 miliardi nel 2023.
Le associazioni ambientaliste, tra cui il Gruppo di Intervento Giuridico, hanno denunciato il rischio di un forte impatto ambientale: abbattimento di milioni di alberi, alterazione di ecosistemi montani, potenziale incremento del dissesto idrogeologico. Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il tracciato, che attraversa aree a elevata sismicità, motivo per cui il progetto è stato soprannominato “il gasdotto dei terremoti”.
Nonostante ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica ancora pendenti per alcuni tratti, le procedure autorizzative sono state completate e, con la spinta data dal Governo nel 2024, i cantieri sono ora operativi.
La partenza dei lavori ad Apecchio è vista da molti come un caso emblematico: da un lato la legittimità formale del progetto, dall’altro il contrasto con gli obiettivi di transizione energetica e tutela del paesaggio sanciti da normative italiane ed europee. Per i promotori, il gasdotto garantisce approvvigionamenti e infrastrutture moderne; per i critici, rappresenta il perdurare di un modello basato sulle fonti fossili, a scapito di alternative rinnovabili e di un equilibrio ambientale già fragile.
Nel frattempo, la vallata di Valdonica – fino a pochi giorni fa intatta – porta i segni delle prime ruspe, mentre il tracciato si prepara a correre lungo l’intero Appennino.
Nella foto, tratto di gasdotto in Albania