MOSTRE: Etna, grande successo di pubblico a Santa Tecla per l’inaugurazione di “Nel divenire: identità tra vulcano e acqua”

Acireale (CT) – Grande successo di pubblico, nel piccolo borgo marinaro di Santa Tecla, per l’inaugurazione della mostra “Nel Divenire: identità tra vulcano e acqua”, progetto di Oriana Tabacco con l’associazione Basaltika, che vede in dialogo le opere e le installazioni di sette artisti all’interno di uno spazio semisconosciuto: il Consorzio Acque Santa Tecla di Acireale – raro esempio di archeologia industriale legato alla tradizionale coltura agrumicola della Riviera dei Limoni.

Sette gli artisti protagonisti del progetto, invitati a contribuire al dialogo con i luoghi, dove acqua e fuoco diventano elementi di ricerca e relazione con il sito: sono Carmen Cardillo, Roberto Ghezzi, Giuseppe La Spada, Filippo La Vaccara, Giuseppe Livio, Maurizio Pometti e Samantha Torrisi. Un’indagine che abbina il linguaggio dell’arte contemporanea a quello della scienza per raccontare l’Etna e le sue molteplici identità: non solo il vulcano attivo, con le sue potenti eruzioni e i fenomeni esplosivi di fumo, cenere e lapilli; ma quella montagna percepita dalla comunità come “Grande Madre”, per la fertilità dei suoli e la ricchezza delle fonti d’acqua e delle sorgenti termali. Partecipano per la parte scientifica l’INGV (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e l’Università di Catania – Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali).

All’inaugurazione è intervenuto il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, che ha sottolineato la valenza del progetto di Basaltika anticipando che “d’accordo con il presidente D’Agata, si proverà a trasformare il Consorzio in centro culturale, spazio dedicato alla cultura, alla conoscenza dell’Etna e del territorio, della sua storia e del ruolo fondamentale che ha l’agricoltura per l’economia della zona e, in generale, per il pianeta”.

 

Un impegno che il sindaco Barbagallo condivide con Fabio D’Agata (presidente del Consorzio Acque Santa Tecla) il cui intervento all’inaugurazione ha ricostruito la storia della struttura, fondamentale per gli agrumicoltori dell’acese. Fra i presenti anche il geologo Giuseppe Filetti, che ha illustrato l’origine della Timpa di Acireale; e Francesco Lucifora, docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania che contribuirà con un suo saggio al catalogo dedicato alla mostra. In settembre è in programma una conferenza a cura di INGV e UNICT, partner della mostra. Visite fino al 26 ottobre dal venerdì alla domenica, dalle ore 18 alle 20 (15 e 16 agosto chiusura festiva). Ingresso libero.

GLI ARTISTI

Carmen Cardillo con il progetto fotografico site specific “Corrispondenze” presenta un’opera in divenire, uno studio paziente sulle fonti d’archivio del consorzio, dal 1915 al 2025, da quando le voci dell’acqua si fecero più fioche e gli argini della memoria iniziarono a sgretolarsi;

 

Roberto Ghezzi artista visivo che spazia dalla fotografia alla pittura al video, con le sue 25 cianotipie create appositamente per questa mostra, riflette il pensiero che l’opera “pittorica” non è prodotta direttamente dal gesto dell’artista, bensì da quello della natura;

 

Giuseppe La Spada fotografo e regista, in “Aphar” trova il suo significato di ricerca, dove la stessa parola indica sia il significato di respiro che di cenere, inizio e allo stesso tempo fine e ancora inizio in un ciclo continuo. Una dimensione che è profondità e immensità, governata dal divenire. La pomice, pietra vulcanica leggera che al contatto con l’acqua diviene come culla della vita;

 

Filippo La Vaccara nei suoi dipinti di pura sintesi indaga il territorio del vulcano Etna, tra realtà e rappresentazione. Le immagini nascono dall’esperienza diretta, dal ricordo e dalla loro reinterpretazione nel suo studio di Milano. Le opere possiedono un dato di realismo, tanto da risultare credibili, ma in una prospettiva parallela, con la presenza di alcuni dettagli – e la conseguente omissione di altri – che rendono autonomo il quadro.

 

Giuseppe Livio presenta un’installazione di un’opera pittorica e scultorea in simbiosi con il luogo, la visione di un’Etna arcaica primordiale in cui tutto trova un senso nello spazio che lo accoglie. Etna ed il suo ventre generatore di vita nuova;

 

Maurizio Pometti nei suoi ritratti ad olio, restituisce allo spettatore il racconto delle anime che lo hanno vissuto e stratificato nel tempo;

 

Samantha Torrisi entra in contatto con la natura in divenire in “Waterfall”, un dipinto site specific, che sembra venire fuori dalla sua stessa superficie, un leggero strato di tela sottile che diventa materico, tangibile, umano e organico. Un’astrazione di elementi naturali che permangono nel tempo, ed integra per la prima volta un’installazione più complessa composta anche da fotografie e video che rispecchiano l’ambito di ricerca multimediale dell’artista, suggestioni intime che si integrano con lo spazio.

 

IL SITO E LA RIVIERA DEI LIMONI

Teatro del progetto “Nel divenire” sarà un luogo semisconosciuto e dal fascino antico. Si tratta dello stabilimento del Consorzio Acque Santa Tecla (via Pereto 7, Acireale), edificio realizzato più di un secolo fa, nel 1915 – come documentano i ritratti d’epoca del Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, da 110 anni ancora appesi alle pareti – su una pianura costiera che raccorda armonicamente al mare la spettacolare Timpa di Acireale: la stessa pianura che ha ispirato la felice definizione di Riviera dei Limoni di questo tratto di costa in cui la limonicoltura (fra cui il verdello da poco riconosciuto Limone dell’Etna IGP) ha potuto contare su inesauribili risorse idriche sotterranee e fertili suoli vulcanici alluvionali. Un legame, quello tra il vulcano Etna e l’acqua, che oltre a essere documentato dagli studiosi, affonda le radici nel mito, con la storia di Aci e della ninfa Galatea, e che ha fatto nei secoli di Acireale uno dei siti termali di origine vulcanica più apprezzati dai viaggiatori di tutto il mondo. Mentre la ricchezza di sorgenti d’acqua scaturite dall’Etna, irregimentate dagli arabi con l’ingegnoso sistema delle saje per abbeverare gli agrumeti, ne ha fatto uno dei comprensori agricoli e vivaistici più razionali e floridi di tutta la Sicilia.