Il bullo domina dunque la scena e i tempi

Sei ragazzini casertani che picchiano (finora impuniti) un loro coetaneo, lasciandolo in brutte condizioni ai grandi della politica internazionale che capiscono solo la forza.

Questa è una delle principali componenti del bullo. Altri tratti diciamo somatici del bullo sono lo sguardo lontano, privo di anima, e la rozzezza dei modi perché se non tutti i maleducati sono dei bulli, tutti i bulli sono inesorabilmente dei maleducati, il che sarà pure un elemento di contorno ma contribuisce anche questo al contesto.

Ci sono poi la confusione fra realtà e menzogna, elementi che il bullo non riesce a distinguere, sia per presunzione che stupidità. Il bullo infatti è furbo – molto furbo – ma l’intelligenza non sa proprio cosa sia e ne ha un sacrosanto terrore.

Strano peraltro che il cinema americano che di bulli  e relative brutte fini,  ne ha raccontate a centinaia, non sia riuscito a formare adeguatamente in merito. Eppure esempi se ne possono fare  quanti se ne vogliano. Il ciclo di Karate Kid ma anche il Liberty Valance di Lee Marvin oppure ogni film di Clint Eastwood in cui la lezione al bullo di turno è immancabile. Eccetera perché il cinema americano è una miniera del settore.

Come ci si libera dei bulli? Non lasciando spazio e tregua, dicono gli esperti. Rispondendo colpo su colpo, sempre e sempre senza averne paura. L’ironia non serve perché non è attrezzato per capirla. Occorre fare sistema e difendersi, allora il bullo crolla e poiché di fondo è fragile, crolla tutto insieme, spesso in modi molto penosi per lui.

Carlo Romeo, giornalista e scrittore, collaboratore Aduc