LAVORO, ALLA GEN Z IL CONTRATTO NON BASTA PIÙ: IL 52% VUOLE UN’AZIENDA CHE RISPECCHI I PROPRI IDEALI

Oggi il mondo del lavoro sta assistendo a una rivoluzione tutt’altro che silenziosa, guidata dai più giovani. La Generazione Z, destinata a rappresentare quasi il 30% della forza lavoro globale entro il 2030, non si accontenta più: sta invece riscrivendo le regole proponendo una visione radicalmente diversa da quella delle generazioni precedenti.

Una prospettiva del tutto nuova che mette al centro flessibilità, equilibrio tra vita privata e professionale e ascolto autentico. In poche parole, i giovani tra i 18 e i 26 anni, chiedono aziende capaci di prendersi cura delle persone, prima ancora che dei dipendenti. A testimoniare questo significativo cambio di passo un recente report di Checkr, secondo cui ben il 52% dei lavoratori della Gen Z e il 46% dei Millennials sarebbero disposti a rinunciare a parte del proprio stipendio pur di lavorare in un’azienda i cui valori siano coerenti con i propri. È la dimostrazione definitiva che il lavoro non viene più scelto solo in base al ruolo o al compenso, ma anche (e soprattutto) in funzione del significato che porta con sé. In questo scenario, il ruolo delle aziende cambia radicalmente: dal loro punto di vista infatti il futuro del welfare aziendale non può più essere considerata una mera voce di costo, ma diventa soprattutto una scelta identitaria.

Tra chi ha colto più lucidamente questa trasformazione c’è Eudaimon, tra le principali società italiane attive nel campo del welfare aziendale e dal 2023 parte del Gruppo Epassi, leader europeo nelle soluzioni digitali per gli employee benefit. Fondata con l’obiettivo di umanizzare il rapporto tra imprese e persone, oggi Eudaimon progetta sistemi personalizzati di ascolto, supporto e motivazione, capaci di migliorare la qualità della vita lavorativa dei dipendenti e, di conseguenza, la competitività delle imprese. Come si evince dalle parole del CEO, Alberto Perfumo: “Non si tratta più di semplici servizi aziendali, ma di una nuova cultura del lavoro. Oggi le persone chiedono alle aziende di farsi carico della loro esperienza complessiva, non solo come dipendenti, ma come individui. Chi saprà rispondere a questa richiesta costruirà legami più solidi, talenti più motivati e ambienti più resilienti. È giunto il momento di superare la logica della prestazione isolata e promuovere un approccio che mette al centro il benessere reale delle persone, nella loro interezza. Questo significa riconoscere il valore del tempo, dello star bene, del senso di appartenenza e della possibilità di crescere, non solo professionalmente ma anche come esseri umani.”

Per i lavoratori più giovani avere un lavoro che riflette la propria cultura valoriale, non è un extra quindi, bensì una condizione basilare. E non si tratta di pura e semplice filosofia, perché questa generazione sta davvero definendo un nuovo standard per l’ambiente di lavoro moderno all’insegna del coinvolgimento e della trasparenza. Come riporta una recente survey ripresa da Forbes.com, la Gen Z vuole avere la certezza che il proprio lavoro abbia uno scopo, oltre che sentirsi parte integrante di un’azienda fin dal primo giorno. Non manca poi la necessità di trasparenza e chiarezza non solo dai leader, ma anche dai colleghi: comunicazione aperta su retribuzione, benefit, performance, strategie e processi decisionali. Da qui passa anche l’esigenza di avere in azienda un consulente welfare dedicato che possa illustrare l’offerta del pacchetto di servizi aziendali e indirizzare il lavoratore verso quelli le soluzioni più adatte alle sue esigenze. Esigenza testimoniata anche dall’8° Rapporto Eudaimon Censis secondo cui il 42,5% dei lavoratori, quasi uno su due, vorrebbe poter contare su un consulente esperto in cui avere fiducia per suggerimenti, indicazioni in materia di welfare. Una figura professionale che non è solo una risposta a un’esigenza concreta, ma rappresenta anche un’opportunità per rafforzare il rapporto di fiducia tra lavoratori e datori di lavoro, contribuendo a creare un ambiente professionale più sereno e consapevole.

Non stupisce, di conseguenza, che molte delle soluzioni meno note stiano diventando elementi decisivi nella scelta di un nuovo posto di lavoro, per esempio: il rimborso dei prestiti universitari, le app di budgeting o le coperture sanitarie flessibili. “Il futuro del lavoro passa da qui: da una cultura professionale più umana, promossa da chi ha il coraggio di chiedere di più, tanto che per i lavoratori della Gen Z il lavoro non è più solo una questione economica, ma riguarda la qualità dell’esperienza lavorativa nel suo complesso – prosegue Perfumo – Flessibilità, benessere e supporto alla persona sono diventati elementi imprescindibili. Parliamo di giovani che valutano con attenzione non solo il tipo di contratto o la sede, ma anche ciò che l’azienda è in grado di offrire al di fuori dell’ufficio: coaching finanziario, settimane lavorative ridotte, programmi per l’equilibrio psico-fisico. Le aziende che sapranno adattarsi a queste esigenze – conclude Perfumo – non solo attireranno i talenti di domani, ma costruiranno una forza lavoro più consapevole, coesa e orientata al futuro, fondata su obiettivi condivisi, rispetto e fiducia”.