Comitati, non partiti: il nuovo volto della democrazia

di Roberto Malini

In un tempo in cui i partiti politici hanno tradito la loro missione originaria, trasformando la partecipazione in delega, la cittadinanza in appartenenza cieca e l’ideale in opportunismo, a riaccendere la speranza democratica sono i comitati civici. Basta osservare la società intorno a noi per rendersene conto. A Pesaro, la città in cui vivo, realtà come il Comitato “Pesaro: No GNL”, di cui sono co-fondatore, rappresentano un chiaro esempio di questo fenomeno di metamorfosi sociale. Si tratta di un comitato che non si limita a denunciare l’invasione di un’area un tempo naturalistica da parte dell’industria fossile, ma pone con coraggio – circondato dal silenzio o comunque dal bisbiglio di istituzioni e partiti – la questione fondamentale della sovranità morale e culturale delle comunità.

I comitati sono oggi i portatori autentici di democrazia, in un tempo in cui il concetto stesso di rappresentanza si è svuotato. Quando la democrazia viene tradita, quando l’ideale politico dell’individuo viene soffocato, il cittadino diventa “rappresentante”, cioè parte indistinta, asservita, ingranaggio di una macchina che non produce giustizia, ma interesse personale, corruzione, indifferenza, mancanza di sostanza. In questa deriva, il partito politico – che avrebbe dovuto essere strumento – diventa fine a sé stesso, come denunciava con lucidità Simone Weil nel suo Manifesto per la soppressione dei partiti politici (1943): “La soppressione dei partiti costituirebbe un bene quasi allo stato puro”.

Weil, che sognava una democrazia senza slogan e senza apparati, capace di dare voce alla verità e non all’ambizione, parlava già allora della necessità di forme politiche nuove, libere da gerarchie e da interessi, capaci di ricollegare la vita civile alla responsabilità individuale.

Ecco perché i comitati non sono semplici strumenti di protesta, ma cellule etiche e creative della democrazia reale. Essi non ambiscono al potere, ma al bene; non agiscono per convenienza, ma per coscienza. Si rifiutano di scendere a patti con la retorica del “non si può fare” e agiscono laddove i partiti tacciono o si piegano.

In una città come Pesaro, dove la politica ufficiale ha lasciato per decenni intatta l’occupazione fossile di un’area preziosa per biodiversità e salute collettiva e in troppe occasioni non ha tutelato né il territorio né la comunità, la voce dei cittadini organizzati ha il sapore forte e puro di una politica ritrovata. È il ritorno della politica come bene comune. È la democrazia che torna a casa.

Nella foto, Simone Weil