
“È un quadro allarmante che deve spingere le istituzioni a mettere il contrasto alla povertà minorile al centro dell’agenda della politica. Perché i dati evidenziano che in Italia sono proprio bambini, bambine e adolescenti le prime vittime delle disuguaglianze sociali e territoriali che pregiudicano le opportunità di crescita e di futuro”. Lo dichiara Raffaela Milano, Direttrice Ricerca di Save the Children, commentando i dati sulla condizione di vita dei minori di 16 anni diffusi stamattina da Istat.
Secondo il report, in Italia più di un minore di 16 anni su 4 (il 26,7%) è a rischio povertà o esclusione sociale, un dato che – sebbene in lieve miglioramento rispetto al 2021 – cresce notevolmente al Sud e nelle Isole – dove raggiunge il 43,6% – e tra i minori con cittadinanza non italiana (43,6% rispetto alla percentuale del 23,5% registrata tra i loro pari con cittadinanza italiana). A incidere in modo significativo sulla condizione dei minori sono anche il titolo di studio dei genitori e la composizione del nucleo familiare. Oltre un minore di 16 anni su due (51,8%) i cui genitori hanno al massimo la licenza di scuola secondaria inferiore è a rischio povertà o esclusione sociale, rischio che scende al 27,6% tra quanti hanno genitori con un diploma di scuola secondaria di secondo grado e interessa un minore su 10 (10,3%) se i genitori hanno una laurea o un titolo di studio superiore.
“Preoccupa inoltre la trasmissione intergenerazionale della povertà – più alta in Italia rispetto alla media europea -, e il fatto che il rischio aumenti con l’aumentare del numero dei figli e che colpisca in particolare le famiglie monogenitoriali con madri sole, visti gli ostacoli che le mamme incontrano nel mondo del lavoro”, prosegue Milano. Tra le famiglie monogenitore, infatti, il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato quando è presente solo la madre, e interessa quasi un minore su due (48,4%), mentre scende al 30,9% nei casi in cui è presente solo il padre.
“Non si possono chiudere gli occhi di fronte a una grave ingiustizia certificata ormai da tempo. Servono misure concrete e strategiche, come un sostegno adeguato alle famiglie con figli minorenni e all’occupazione femminile, e il potenziamento strutturale dell’offerta educativa, a partire dalla prima infanzia, per evitare che la povertà materiale generi povertà educativa e viceversa, in un circolo vizioso che finisce per pregiudicare inevitabilmente le opportunità dei minori. Per alcuni bambini la povertà è anche alimentare, con tutto ciò che ne consegue in termini di crescita e rischi per la salute. Secondo i dati Istat, il 4,9% dei minori non accedono ad almeno un pasto proteico al giorno o vivono in famiglie che non hanno i soldi per comprare il cibo necessario, la percentuale raggiunge l’8,9% nel Mezzogiorno. Un primo passo concreto da fare, in vista del nuovo anno scolastico – conclude Milano – è dotare di risorse adeguate il Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola, istituito dall’ultima Legge di Bilancio, consentire a tutti i bambini e le bambine in povertà di accedere almeno ad un pasto sano ed equilibrato ogni giorno gratuitamente a scuola”.