L’Italia respinge all’ONU il 73% delle raccomandazioni sui diritti LGBT+, le associazioni: “Meloni come Orban”

New, York, NY, USA - September 24, 2016 - United Nations Headquarters in New York City: The United Nations General Assembly opens.

Dodici “no” secchi su diciannove raccomandazioni. L’Italia respinge il 73% delle richieste internazionali sui diritti LGBT+ e si guadagna un isolamento senza precedenti. Il verdetto arriva dalle Nazioni Unite dopo il quarto ciclo della Revisione Periodica Universale, dove per la prima volta nella storia ben 19 Paesi hanno puntato il dito contro Roma sui diritti delle persone LGBT+.

Il “muro” italiano: matrimoni, adozioni e riconoscimento genitoriale

Canada, Francia, Irlanda, Stati Uniti, Germania: la lista dei Paesi che hanno chiesto all’Italia di fare un passo avanti sui diritti civili. Eppure il governo Meloni ha detto “no” praticamente a tutto: matrimonio egualitario, adozioni per coppie dello stesso sesso, riconoscimento di entrambi i genitori same-sex, tutela dei diritti dei figli delle coppie omogenitoriali.

La giustificazione? Le unioni civili “sono largamente equivalenti al matrimonio”. Una risposta che fa infuriare Yuri Guaiana dell’Associazione Radicale Certi Diritti: “È come dire che la serie B è equivalente alla serie A. Manteniamo milioni di cittadini in una condizione di inferiorità giuridica e ce ne vantiamo pure”.

Sul riconoscimento genitoriale, respinte le richieste di Canada, Francia e Finlandia di riconoscere entrambi i genitori nelle famiglie omogenitoriali. “È una negazione della realtà”, attacca Alessia Crocini di Famiglie Arcobaleno. “Migliaia di bambini in Italia hanno due mamme o due papà, ma il governo preferisce far finta che non esistano. È una crudeltà istituzionale che condanna i minori a una condizione di incertezza giuridica permanente”.

Sulle adozioni per coppie same-sex, l’Italia ha respinto le raccomandazioni di Portogallo e Paesi Bassi, nonostante la stessa Corte Costituzionale abbia recentemente aperto alle adozioni internazionali per i single, anche omosessuali. “Abbiamo una giurisprudenza che evolve e un governo che regredisce”, continua Crocini. “La Consulta riconosce che l’interesse del minore prevale su tutto, ma l’esecutivo preferisce mantenere discriminazioni ideologiche.”

I bambini intersex: il caso più grave

Particolarmente dura la critica sulla raccomandazione di Malta per proteggere i bambini intersex da interventi chirurgici non consensuali. Il governo ha risposto citando linee guida del… 2010, ignorando quindici anni di progressi nella medicina e nei diritti umani.

“Parliamo di bambini che subiscono mutilazioni genitali per conformarli a standard binari”, spiega Manuela Falzone di IntersexEsiste. “Il governo preferisce nascondersi dietro documenti obsoleti piuttosto che ammettere che in Italia si violano sistematicamente i diritti dei minori intersex.”

Educazione sessuale: il tabù che resiste

Respinta anche la raccomandazione della Danimarca sull’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole. Il governo si nasconde dietro “l’autonomia scolastica”, perpetuando disparità territoriali inaccettabili.

“In alcune città puoi trovare progetti innovativi di educazione all’affettività, in altre neanche si sa cosa sia”, spiega Gabriele Piazzoni di Arcigay. “Così creiamo cittadini di serie A e di serie B già dai banchi di scuola, alimentando ignoranza e pregiudizi.”

 

Le “terapie riparative”: vietate ovunque, libere in Italia

Anche sul divieto delle “terapie riparative” – pratiche condannate da tutte le associazioni mediche internazionali – l’Italia ha detto no. La motivazione? Il Servizio Sanitario Nazionale non le pratica. Peccato che proliferino in strutture private e associazioni religiose.

 

“È come dire: ‘Non c’è problema, la mafia non lavora negli uffici pubblici”, ironizza Piazzoni. “Intanto migliaia di giovani LGBT+ vengono sottoposti a pratiche che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce torture psicologiche.”

 

L’imbarazzo internazionale: “Siamo diventati come l’Ungheria di Orban”

Il dato più clamoroso è il confronto con altri Paesi europei. Mentre Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi hanno progressivamente allargato i diritti, l’Italia si ritrova nella stessa categoria di Ungheria e Polonia – proprio i Paesi sotto procedura d’infrazione UE per violazione dello stato di diritto.

 

“Con queste decisioni ci siamo allineati ai regimi illiberali europei”, attacca Guaiana. “Quando Francia, Germania, Canada e Paesi Bassi – le democrazie più avanzate al mondo – ti chiedono di rispettare i diritti umani e tu rispondi ‘no’, il problema non sono loro. Il problema sei tu.”

 

I sette “sì” di facciata

L’Italia ha accettato solo sette raccomandazioni: “contrastare le discriminazioni”, “promuovere l’uguaglianza”, “combattere i discorsi d’odio”. “Hanno accettato solo le raccomandazioni che non li impegnano a nulla di concreto”, conclude Piazzoni. “È la politica del ‘facciamo finta di fare qualcosa sperando che tutti si dimentichino'”.

Il precedente: promesse tradite

Non è la prima volta. Nel precedente ciclo UPR, l’Italia aveva accettato alcune raccomandazioni sui diritti LGBT+ che sono rimaste completamente inattuate. Le associazioni annunciano ora un monitoraggio serrato dell’implementazione anche delle poche raccomandazioni accettate.

Il dato politico è chiaro: con il 73% di raccomandazioni respinte sui diritti LGBT+, l’Italia si conferma sempre più isolata nel panorama Europeo, avvicinandosi sempre più pericolosamente ai modelli illiberali dentro e fuori l’UE.