
Conclusa l’operazione “Medusa” dai poliziotti del Servizio centrale operativo (Sco) e quelli della Squadra mobile di Reggio Calabria nei confronti di 25 persone di nazionalità turca, irachena, georgiana, russa, moldava e ucraina, tutti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di migranti e del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante della transnazionalità, nonché del reato di ricettazione.
L’operazione è stata portata a termine in Italia, Georgia, Ucraina, Turchia, Moldavia e Grecia e riguarda ulteriori 43 persone indagate in stato di libertà per gli stessi reati. Nell’ambito dell’operazione è stato anche disposto il sequestro di circa tre milioni e trecentomila euro.
Le indagini sono state coordinate dalla direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e hanno consentito di ricostruire un network internazionale criminale articolato su quattro distinte organizzazioni perfettamente strutturate per garantire il passaggio dei migranti clandestini dai porti della Turchia fino alle coste italiane, lungo la rotta del Mediterraneo orientale.
Secondo quanto emerso dalle indagini, le associazioni criminali operavano in sinergia nell’ambito di una rete transnazionale specializzata nel traffico clandestino di migranti, con precisa distinzione di compiti e finalità. In particolare, la “frangia ucraina” e la “frangia moldava” avevano il compito di reclutare gli scafisti; nella “frangia georgiana” vi erano gli intermediari finanziari e gli istruttori alla navigazione (la Georgia infatti è risultata luogo di addestramento degli scafisti e sede del gruppo operativo, oltre che terminale di finanziamenti e pagamenti).
In ultimo, la “frangia turca”, operativa fra la città di Istanbul e i diversi luoghi di imbarco delle coste turche, aveva il compito di organizzare le partenze e gestire i rapporti con i migranti da trasportare ed i loro parenti.
Gli investigatori hanno ricostruito più di 30 sbarchi avvenuti tra il 2017 e il 2022 per complessivi duemila migranti clandestini, stipati all’inverosimile al fine di massimizzare i profitti e approdati sulle coste italiane a bordo di barche a vela di circa 12/15 metri, dietro pagamento variabile tra i 4mila e i 12mila dollari.
L’approfondimento dei flussi finanziari sui circuiti internazionali di pagamento ha consentito di ricostruire e accertare nei confronti di alcuni indagati il reato di ricettazione in merito al denaro provento illecito del traffico di migranti. Sono emersi, infatti, trasferimenti di grosse somme di denaro da parte di alcuni indagati con il ruolo di finanziatori in favore di parenti o familiari degli scafisti, a titolo del compenso per l’attività svolta.
L’importante contributo di Eurojust, Europol e il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia ha consentito anche l’esatta identificazione all’estero degli indagati.