
Accerchiavano le loro vittime e poi le malmenavano per depredarle di portafogli, scarpe, smartphone, monopattini e altri effetti personali, sono queste le accuse di cui dovranno rispondere in sette, bloccati dai poliziotti della Squadra mobile di Reggio Emilia.
Gli indagati, tutti giovani stranieri, sono i protagonisti di tre rapine particolarmente violente e di un’aggressione culminata con lo sfregio permanente del viso di una vittima.
La banda giovanile era composta da tre maggiorenni e quattro minori di 18 anni. I primi tre giovani sono finiti in carcere. Dei quattro che non hanno raggiunto la maggiore età, due sono stati collocati in comunità come disposto dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Bologna, uno è ancora irreperibile mentre l’ultimo era già in carcere per altri crimini commessi successivamente alle rapine.
Le due rapine che hanno dato il via alle indagini degli investigatori della Questura reggiana, sono andate in scena tra la fine di marzo e l’inizio di aprile di quest’anno tra via Secchi e corso Garibaldi, a distanza di poche ore l’una dall’altra. Nella prima, la vittima è stata avvicinata con un banale pretesto e poi aggredita brutalmente. È andata peggio al secondo rapinato, colpito con un pugno al volto e una volta a terra con una scarica di calci feroci che gli hanno procurato la frattura del setto nasale.
Tramite la visione delle immagini di videosorveglianza e le descrizioni dei rapinatori, i poliziotti hanno verificato che gli autori delle rapine erano le stesse persone.
Nel corso dell’attività d’indagine, la banda giovanile ha rapinato selvaggiamente un altro uomo al parco del Popolo per una semplice incomprensione. Gli indagati, che non hanno tollerato una sua risposta, l’hanno percosso fino a fratturagli lo zigomo sinistro. La vittima è stata costretta a sottoporsi a un intervento chirurgico maxillofacciale all’ospedale di Parma.
L’ultima aggressione è avvenuta durante la fuga in direzione dell’ex caserma Zucchi. In questo frangente, volevano sfilare il telefonino dalla tasca dei pantaloni di una studentessa. Un uomo che ha provato a difenderla è stato sfregiato al volto con una ferita profonda da arma da taglio.
Attraverso l’osservazione delle immagini delle telecamere comunali, le dichiarazioni delle vittime e dei testimoni, l’analisi dei profili social dei sette indagati, i poliziotti hanno ricostruito i ruoli ricoperti da ciascuno della banda nei diversi episodi criminali e hanno raccolto le prove condivise dall’Autorità giudiziaria che ha emesso i provvedimenti restrittivi.