
Si celebra il prossimo 20 giugno la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dalle Nazioni Unite per riconoscere la forza, il coraggio e la determinazione di oltre 122 milioni di persone costrette a fuggire nel mondo a causa di guerre, violenza, persecuzioni e violazioni dei diritti umani secondo il nuovo rapporto di UNHCR Global Trends 2024. Fra queste, i rifugiati, in particolare, non sono distribuiti equamente a livello globale: il 73% sono ospitati nei Paesi a basso e medio reddito, ed il 67% di loro rimane nei paesi limitrofi ai conflitti.
In occasione di questa ricorrenza mondiale l’UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, rende pubblici i risultati di un nuovo sondaggio IPSOS che mostra come, a livello globale, il sostegno pubblico al diritto dei rifugiati di cercare sicurezza rimane stabile, nonostante l’attuale fragilità geopolitica e i significativi tagli agli aiuti umanitari.
Il sondaggio Ipsos rivela che, in 29 paesi, la maggioranza delle persone ritiene che i paesi più ricchi dovrebbero assumersi maggiori responsabilità nel sostenere i rifugiati. In particolare, il 67% degli italiani ritiene che i paesi più ricchi hanno la responsabilità morale di fornire sostegno finanziario ai rifugiati, sia quelli che si trovano all’interno dei propri confini sia quelli ospitati da altri paesi.
Il quadro generale è difficile, influenzato dai profondi tagli agli aiuti e dall’aumento della tendenza a usare i rifugiati come capri espiatori da parte di alcuni politici e sui social media.
Nel complesso, due terzi dell’opinione pubblica in 29 paesi (67%) continua a sostenere il principio di offrire rifugio a chi ne ha bisogno. L’Italia supera la media, con il 71% della popolazione che avvalora questa posizione.
Il sondaggio ha rivelato che in molti paesi persiste uno scetticismo generale riguardo alle motivazioni che spingono i rifugiati a intraprendere il viaggio: il 62% ritiene che i richiedenti asilo siano principalmente alla ricerca di opportunità economiche piuttosto che in fuga dal pericolo. In Italia, la percentuale di scettici si riduce al 54%. Questa opinione alimenta le preoccupazioni relative alla sicurezza delle frontiere e al welfare, portando il 49% degli intervistati a esprimere il proprio sostegno alla chiusura totale delle frontiere del proprio paese ai rifugiati. In Italia, la maggioranza è di opinione contraria, e solo il 40% sostiene questa misura drastica.
Nonostante questo scetticismo prevalente, una percentuale considerevole (40%) continua a riconoscere il contributo positivo dei rifugiati alle loro nuove comunità, con gli Stati Uniti tra i più favorevoli con il 56% e l’Italia comunque superiore alla media con il 43%.
L’ottimismo riguardo all’integrazione dei rifugiati varia notevolmente da paese a paese. Il 49% degli italiani sostiene che la maggior parte dei rifugiati che arrivano riusciranno a integrarsi con successo, contro un 43% di pessimisti.
“C’è una chiara discrepanza tra compassione e azione”, ha affermato Dominque Hyde, direttore delle relazioni esterne dell’UNHCR. “L’opinione pubblica crede ancora nel diritto di cercare sicurezza e vuole che i paesi ricchi facciano di più, ma il contesto economico e il clima politico globale stanno erodendo il sostegno individuale. I bisogni sono più urgenti che mai. Il sistema umanitario appassirà senza uno sforzo congiunto da parte dei governi, delle organizzazioni, del settore privato e dell’opinione pubblica per costruire soluzioni e speranza per coloro che sono costretti a fuggire”.
I risultati del sondaggio evidenziano la necessità di comprendere e affrontare le percezioni dell’opinione pubblica per migliorare il sostegno ai rifugiati.
Per sottolineare quanto questo sostegno sia vitale, soprattutto in un panorama caratterizzato da un forte aumento dei bisogni umanitari a fronte di una brutale crisi dei finanziamenti, l’UNHCR celebrerà domani 19 giugno la Giornata Mondiale del Rifugiato con un evento istituzionale dal titolo “Un impegno condiviso in un mondo dove la solidarietà è in crisi”. Durante l’evento Rappresentanti istituzionali, del settore privato e della società civile si confronteranno sulla condivisione delle responsabilità nel trovare soluzioni durevoli per le persone rifugiate, in tempi di forte instabilità internazionale.