Piano Strade di Messina, una città in (perenne) precario equilibrio

La quotidianità messinese fa brutti scherzi: dalle baracche alla riqualificazione urbana delle strade e dei marciapiedi. Le buttiamo lì perché sono proprio gli argomenti che giornalmente evoluiscono a Palazzo, allargando il tema sui mali di una città senza coscienza critica né memoria. Prendete per esempio le parole dell’assessore ai Lavori pubblici Salvatore Mondello per giustificare i ritardi per completare il primo tratto del viale San Martino che dovrebbe essere consegnato non prima di metà luglio.

Mondello: «Intoppi per approvvigionamento di materiali e la galassia dei sottoservizi». E giù la paginetta fitta di dati e calcoli piombata nei corridoi di Palazzo Zanca come un macigno in uno stagno.

Dimenticando che il vero problema non è la data di fine lavoro bensì la qualità dell’opera: rapporto tra requisiti soddisfatti e requisiti attesi!
Mondello sta controllando ciò che accade? Può mettere la mano sul fuoco sulla qualità dei lavori? Le domande, rimbalzate di bocca in bocca in quest’ultima settimana, hanno tenuto banco nelle colazioni fra amici, come se fosse l’ultimo gioco di società: le strade e i marciapiedi interessati dal ricco restyling quanto tempo ci metteranno per causare i primi disagi alla popolazione? Dieci mesi? cinque? qualche settimana?
Ricordatevi che una delle grandi strategie del Sistema Messina è quella di lasciar cadere tutto nel silenzio, o nel rumore generale. Insomma, nel disinteresse, nel sorriso di sufficienza. Tanto, ci pensa il tempo a emendare ogni cosa. Colpa di chi ha rinunciato a difendere i principi per cercare sempre il compromesso col potere.


E anche per il piano strade succederà che chi di dovere se ne laverà le mani, lasciando cadere tutto nel disinteresse: la vergogna, purtroppo, non agisce da spauracchio. A meno che. A meno che qualche pubblico ministero non decida di vederci chiaro, un tempo sarebbe accaduto ma oggi il sistema giudiziario non gode di buona salute e in queste condizioni c’è il rischio che a farne le spese sia il cittadino. E il semplice cittadino, ora, può sentirsi autorizzato dalle supreme autorità civili e religiose a nutrire sentimenti di esasperazione?

“Chi ha responsabilità politiche e amministrative – scrisse, all’inizio degli anni Novanta, nel documento Educare alla legalità, la  Cei – abbia sommamente a cuore alcune virtù, come il disinteresse personale, il senso della giustizia, la fortezza di non cedere al ricatto del potente, la carità per assumere come proprie le necessità del prossimo, con chiara predilezione per gli ultimi. Non siano mai sacrificati i beni fondamentali della persona o della collettività per ottenere consensi”.

E così, ricordo con nostalgia ed emozione le parole di Enzo Biagi, allorché si commentava il Caso Messina, in un fortunato incontro milanese nella Galleria Vittorio Emanuele: “Gugliotta, il Paese che non ha il senso e il rispetto della legge apre un conto devastante con la morale”.
Anche questo bellissimo ricordo potrebbe essere considerato dal Sistema un gesto spiacevole? Una diffamazione? Una caduta di stile?

Toccata e fuga!


L’errore da evitare è accettare l’andazzo, gli slogan, le pagliacciate, i blitz dei vigili urbani a comando, le comparsate dell’assessore di turno, il pallone sgonfiato come se tutto fosse ineluttabile. Che al messinese importi poco confrontarsi con la vita di tutti i giorni?
Ma perché volete farmi litigare con tutti? Noi non vogliamo assolutamente crederlo. Però i segnali sono preoccupanti: con le zanzare l’estate ripresenta la telenovela del pallone, degli stadi, dei concerti da gestire e benedire. La gente esulta, sogna, festeggia. Magna!


Temo che tutti quei finanziamenti caduti dal cielo finiscano per giovare ai potentati locali che si metterebbero a mercanteggiare gli aiuti contro i voti dei cittadini. Lo so, adesso mi direte: Ridagli con la politica del tengo famiglia… La colpa dei lavori del Piano strade non è dell’assessore Mondello, ma delle scelte sbagliate che ci hanno portato fin qui. La gente imita quel che vede, anche quando non è cosciente: pensate al lavaggio del cervello nei finti dibattiti televisivi. Anche gli intellettuali che firmavano gli appelli tacciono e non propongono alternative.

Da parte mia sogno una città in cui convivano cultura, civiltà, giustizia, merito ed economia, e che sia capace di recuperare un valore fondamentale che oggi manca: la normalità. Potenti di Messina, niente paura, una noce sola nel sacco non fa rumore perché non urta contro nessuna altra. Ci penserà il tempo a emendare ogni cosa.