Beni confiscati alla mafia: presentato il Vademecum di Avviso Pubblico per gli Enti locali

Si è svolto il webinar dal titolo Beni confiscati: dall’assegnazione alla destinazione. Il ruolo degli enti locali, promosso dalla Regione del Veneto in collaborazione con Avviso Pubblico.
L’evento, finanziato con i fondi della Legge regionale n.48/2012, moderato da Claudio Forleo, Responsabile dell’Osservatorio Parlamentare di Avviso Pubblico, è stata l’occasione per presentare il Vademecum sui beni confiscati, realizzato da Avviso Pubblico.
«Questo Vademecum parte dalla considerazione che la Legge 109/1996 rappresenta una grande forza per molti versi ancora inespressa sui territori. L’obiettivo è quello di fornire un supporto, innanzitutto ai Comuni, sulla gestione e sul percorso di riutilizzo sociale dei beni, cercando di fare chiarezza su alcuni degli aspetti procedurali più delicati e, al contempo, mettendo in fila esperienze e buone prassi presenti sui territori, dai Protocolli ai Regolamenti comunali, con uno sguardo attento anche alla Direttiva europea sui beni confiscati», ha dichiarato in apertura Marco De Pasquale, collaboratore dell’Osservatorio Parlamentare. «Le novità più recenti, come la Piattaforma Unica delle Destinazioni promossa dall’Agenzia, costituiranno un ulteriore e strategico supporto e un passo in avanti nella direzione del reimpiego sociale dei beni confiscati. Avviso Pubblico vuole mettersi a disposizione delle realtà territoriali e coordinarsi, in modo sempre più stretto, con tutti i soggetti attivi e impegnati sul territorio in questa sfida tanto cruciale quanto fondamentale», ha concluso De Pasquale.


«Il punto di partenza fondamentale sul tema dei beni confiscati è l’alleanza tra terzo settore e territori. Libera da anni censisce i soggetti del terzo settore che riutilizzano i beni confiscati: i numeri e le realtà coinvolte ci parlano di una dimensione davvero importante. In quest’ottica, l’innovazione strategica che ha promosso l’Agenzia, ossia la Piattaforma Unica delle Destinazioni, va vista come un cambio di passo», ha aggiunto Tatiana Giannone, referente Beni confiscati di Libera. «La PUD permette, infatti, di fare una manifestazione diretta sui beni che vengono caricati in piattaforma sin da subito. L’ottica è proprio quella di un’alleanza delle realtà del terzo settore e delle amministrazioni. In questa dimensione, un altro punto importante è quello della co-progettazione e della co-programmazione tra enti pubblici e privati, contenuta anche nella riforma del terzo settore», ha concluso Tatiana Giannone.


«L’esperienza della Regione Calabria sul terreno dei beni confiscati è stata, in questi anni, molto significativa, anche se, soprattutto all’inizio, le difficoltà non sono mancate. Il primo problema che ha avuto la Regione, in particolare, è stato quello di reperire i dati: una carenza a cui si è ovviato anche grazie al lavoro congiunto con l’Agenzia. L’obiettivo della strategia regionale della Calabria è stato, sin da subito, quello di favorire il riutilizzo e la restituzione dei beni confiscati alla collettività, rappresentando dei presidi per far sentire più tutelato il cittadino», ha continuato Antonella Sette, Dirigente Regione Calabria – Settore Legalità e Sicurezza, Valorizzazione beni confiscati. «Sin dall’inizio del percorso, i numeri in Regione Calabria erano importanti, essendo collocata al 3° posto a livello nazionale per beni confiscati. Dalla mappatura del fabbisogno è emersa una fotografia precisa: in 145 comuni su 404 sono presenti beni confiscati. Si è scelta la strada di lavorare congiuntamente sul contenitore – il bene – e sul contenuto – le realtà sociali – coordinando le fonti di finanziamento (in particolare, il FESR e il FSE+), garantendo ai progetti la capacità di camminare sulle proprie gambe dopo i primi anni», ha concluso la Dirigente Antonella Sette.

A seguire Marco Mingrone, Responsabile Ufficio Legislativo di Legacoop, ha raccontato l’esperienza di Legacoop: «Legacoop si occupa di beni confiscati sin dalla legge 109/1996 con una prima collaborazione con Libera, in particolare con Libera Terra. In Legacoop ci sono circa 90 cooperative che gestiscono beni confiscati, ma anche molte altre realtà sono coinvolte. L’esperienza del WBO (Workers Buy Out) in relazione alle aziende confiscate è una potenzialità importante per il riutilizzo delle aziende, restituendo al territorio ricchezza. Ad oggi sono 5 le esperienze di questo tipo, tutte in Sicilia, ma si possono replicare anche altrove. Fondamentale, in questo caso, è il contatto e il lavoro con i sindacati dei lavoratori, con cui sono stati sottoscritti dei protocolli. E il supporto dell’ANBSC è stato ed è centrale». «Terzo settore e cooperazione hanno diversi punti in comune: il Codice Antimafia, all’art. 48, prevede per la destinazione dei beni confiscati sia le cooperative sociali sia le cooperative a mutualità prevalente. Nei regolamenti degli Enti Locali si può, allora, far riferimento, come soggetti da coinvolgere, non solo agli Enti del Terzo settore ma anche alle cooperative sociali e a mutualità prevalente. L’ambito comune che può essere valorizzato, in questo senso, è quello di “economia sociale” su cui anche recentemente a livello comunitario si sta insistendo», ha concluso Mingrone.


Il webinar si è concluso con l’intervento della Direttrice Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, Maria Rosaria Laganà: «In primo luogo, un ringraziamento ad Avviso Pubblico, perché conoscere il contesto in cui si opera è fondamentale. L’obiettivo dell’Agenzia è accorciare quanto più possibile i tempi di destinazione: il messaggio di restituzione alla collettività è cruciale». «Ad oggi, abbiamo un bacino di oltre 18.000 beni in gestione: in molti casi emergono delle criticità giuridiche oppure strutturali; in altri i beni, pur destinabili, non sono opzionati dagli Enti Locali o dagli altri soggetti elencati dall’art. 48 Codice Antimafia. I Comuni con beni confiscati non sono molto numerosi, ma tra loro emergono in alcuni casi anche delle differenze (ad esempio, ci sono piccoli Comuni che vedono un elevato numero di beni sul proprio territorio): per questo serve un’attività di accompagnamento, come fanno tante regioni verso gli Enti Locali», continua Sua Eccellenza prefetto Laganà.
«È importante l’allargamento della platea dei soggetti coinvolti, come ha suggerito anche Legacoop. La Piattaforma Unica, riferita ai beni destinabili, rappresenta anch’essa uno strumento che va nella direzione di ridurre i tempi della destinazione e di raggiungere più soggetti. Il “bando aperto” costituito dalla Piattaforma permette di prendere visione dei beni destinabili e di realizzare forme di collaborazione, di co-progettazione e di co-programmazione quale valore aggiunto. Faremo un tagliando alla Piattaforma, che finora ha responsabilizzato vari soggetti, e capiremo come procedere, anche rispetto alla limitazione ai soggetti iscritti al RUNTS per l’accreditamento. L’Ente territoriale, in ogni caso, già da ora può allargare la platea quando scrive i bandi. Del Vademecum realizzato da Avviso Pubblico è molto importante, tra gli altri, anche il capitolo sulla condivisione delle informazioni: la proposta è quella di creare delle sinergie tra i vari siti e le varie realtà, per connettere e rendere più efficaci le informazioni», ha concluso la Direttrice dell’Agenzia Maria Rosaria Laganà.