Strade di Messina: una programmazione strutturale, non interventi spot. D’accordo, a una condizione…

Si può vivere e lavorare in una città senza doversi (per convenienza o paura) tappare il naso? Ci si può bene integrare, e si possono condividere i diritti e i doveri di una comunità senza per questo vergognarsi per aver girato la testa da un’altra parte davanti a porcherie e soprusi? Si sa che le regole, per una civile convivenza, sono contenute nei codici e spetta ai giudici ricostruire la verità. Nulla da eccepire.
Da anni eravamo abituati a convivere con scandali e scandaletti così strettamente legata al tengo famiglia da sembrarne un aspetto non eliminabile. Puntuale, a ogni tornata elettorale, arrivava il momento in cui essa (la mala politica) prendeva il sopravvento sul voto libero e democratico, invadendo le prime pagine dei quotidiani e i titoli di testa dei telegiornali.
Ricordate quante inchieste, dibattiti, tavole rotonde, analisi, spiegazioni, proposte fiorivano? Quante accuse, querele e polemiche? “E’ la criminalità a generare la corruzione”, sdottoravano in molti. “Troppi interessi nella spartizione del territorio, troppo denaro” e via banalizzando. Nessun dubbio sulle colpe del settore, specie per quanto attiene alle dichiarazioni faziose e diffamatorie di troppi politici e professionisti del settore. Nessun dubbio sugli eccessi del tifo organizzato sui social e sui media in genere, e il modo quasi ricattatorio con cui alcune componenti lobbistiche premono sulla Pubblica amministrazione. Ma il vero problema nasce dalla negazione di alcuni fatti che quasi invita a commettere i reati, aggredire verbalmente e giudiziariamente chi prova a far luce su alcune vicende o appalti, insomma alimentare l’isolamento dei rompiballe.

Dev’essere un’ossessione ricorrente, di questi tempi, non accettare i cani da guardia.

Ma andiamo al nocciolo della questione: finalmente una buona notizia il nuovo Piano Strade del Comune di Messina, un progetto ambizioso e articolato, che rappresenta una vera svolta rispetto al passato. Non più interventi isolati e frammentari, ma una strategia strutturale e integrata per il rifacimento complessivo della rete viaria urbana e dei villaggi. Un piano sostenuto da un investimento di circa 70 milioni di euro, frutto di una programmazione pluriennale, del reperimento di risorse certe e di una sinergia istituzionale senza precedenti.

“Quando parliamo di strade – ha affermato il sindaco Federico Basile – dobbiamo distinguere chiaramente due livelli di intervento.  Da una parte c’è la manutenzione ordinaria, quella che affronta le singole buche o i dissesti localizzati in pronto intervento. Dall’altra, invece, c’è una programmazione più ampia, strutturale, che deve essere il vero compito di una pubblica amministrazione lungimirante. In passato, questo secondo livello è spesso mancato. Dal 2018, però, abbiamo cominciato a ragionare diversamente: pianificare, progettare, e dare risposte durature. Non serve a nulla tappare una buca oggi se quella stessa strada non viene rigenerata nella sua interezza, perché quel dissesto si ripresenterà, inevitabilmente. In queste settimane, soprattutto a seguito degli ultimi eventi meteorologici, ho sentito le critiche più disparate sulla tenuta delle nostre strade. Alcune legittime, altre ingenerose. Ma il punto è proprio questo: serve una visione d’insieme. Il piano di oggi è il risultato di un percorso di programmazione che abbiamo avviato con impegno e metodo. Si tratta del Piano Strade inserito all’interno di un progetto di rigenerazione accessibile e sostenibile, che riguarda tutta la città. Non si parla solo del centro: Messina è fatta da 47 villaggi, da territori montani e costieri, da strade provinciali e comunali. Ogni parte del nostro territorio deve avere pari dignità. E per intervenire in modo serio e concreto, servono progetti. Senza progettazione non ci sono risorse, e senza risorse non si fanno i lavori. Questo è il metodo che abbiamo adottato, ed è da qui che siamo partiti”.

E così, spinto da tanto entusiasmo, ho deciso di fare una visitina nei luoghi del tanto decantato Piano strade. E cosa ho scoperto? Che se fossi nei panni del sindaco Basile andrei di corsa a controllare di persona lo stato dei lavori (siamo ancora in tempo a mettere in salvo territorio e soldi spesi) perché la pavimentazione è al momento traballante se non discutibile e che gli scavi hanno messo in evidenza lo stato vetusto delle tubazioni sottostanti. Per non parlare della stessa sicurezza degli operai che lavorano nei cantieri.

Sindaco, chi controlla la sicurezza?
E così mi sono documentato e ho scoperto che il cantiere stradale – è un ambiente di lavoro complesso che presenta una molteplicità e variabilità di rischi sia per chi ci lavora, sia per coloro che vengono in qualche modo a contatto con l’area dei lavori. Cosa deve fare il datore di lavoro per garantire la sicurezza? Organizzare il “sistema sicurezza aziendale”, incaricare gli addetti al “servizio di prevenzione e protezione” e i lavoratori addetti alla gestione delle emergenze e del primo soccorso.
Sottoporre i lavoratori a visita medica da parte del medico competente. Eseguire la valutazione dei rischi, individuare le conseguenti misure di tutela, applicarle, controllandone nel tempo l’efficacia. Redigere il Piano Operativo della Sicurezza (POS) con la descrizione delle fasi di lavoro e delle misure di prevenzione e protezione specifiche. Stabilire le procedure di sicurezza da osservare nelle differenti lavorazioni. Informare, formare ed addestrare i lavoratori, utilizzando anche il POS. Fornire attrezzature adeguate provvedendo alla loro manutenzione periodica. Adottare le misure collettive di protezione specifiche per tipologia di lavoro (a esempio ponteggi). Fornire ai lavoratori i dispositivi di protezione individuale adeguati ai rischi presenti sul lavoro. Verificare che i lavoratori osservino le disposizioni aziendali e le norme di sicurezza.

Cosa deve fare il preposto per garantire la sicurezza?

Vigilare che i singoli lavoratori utilizzino i mezzi di protezione collettivi e i dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione. Vigilare sull’osservanza delle disposizioni stabilite dall’azienda in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Impedire che si lavori in una situazione con pericolo grave e immediato.

I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI (D.P.I)
GUANTI, OCCHIALI – VISIERA PER SALDATURA, CALZATURE, DISPOSITIVI A PROTEZIONE DELL’UDITO, CASCO, MASCHERE FACCIALI…

Mascherine, occhialoni, caschi di protezione? Avete presente cosa può provocare l’inalazione di sostanze pericolose, presenti sotto forma di polvere, fumi, vapori? Le sostanze possono essere irritanti, nocive e possono causare danni all’apparato respiratorio o altri effetti generali, anche gravi. Del resto non sarebbe male se si tornasse a essere rigidi nel far rispettare la sicurezza.

Come si vede il problema è complesso e immagino che, dopo la lettura di questo articolo, il sindaco mi accuserà di essere un pericoloso sovversivo che mira al rovesciamento dell’ordine costituito… E’ vero, è così, ma democrazia è non impedire ai cronisti di ricostruire i fatti, ancorché sgradevoli e politicamente scorretti. Il punto però a me sembra un altro: e cioè quale uso si vuole fare della notizia, della critica. D’altra parte è questa la merce che passa Palazzo Zanca e che fa pure tanta audience. Mi spiace Basile, le notizie belle, quelle che aprono il cuore alla speranza – di questi tempi – sono pochine, come le mosche bianche, una “ogni morte di papa”, secondo un detto antico. Perduto Francesco, da cattolico osservante, prego per la vita di Leone XIV.

Basile è lecito da cittadino desiderare di vivere in una città governata con trasparenza? E’ possibile?

Se non si rispetta la legge, l’etica, una gestione del territorio e dell’ambiente di maniera, assurto a scialbo luogo comune buonista, diviene nella realtà l’alibi per consentire a chi di dovere di guadagnare un bel po’ di euro squartando colline, strade, piazze, alterando paesaggi e luoghi cittadini che la natura e il passato ci hanno affidato ma di cui, a dirla tutta, non sembra a chi di competenza importare più di tanto. Oggi, caro sindaco, nella città che amministra anche il narcisismo si è massificato e il modello di civiltà, trasparenza etica, decenza, si è abbassato, imbruttito, plastificato: l’incantesimo dura ancora finché durerà un cattivo uso delle trasmissioni televisive. E chi comanda sarà sempre lì, in prima fila, forever young. Sono i dettagli e i parenti a tradire spesso i paladini della notizia.

Non è forse vero – come disse Flaiano – che gli italiani corrono sempre in soccorso del vincitore? Perché da queste parti bisognerebbe cancellare un caposaldo dell’antropologia nazionale, uno slogan che sintetizza il carattere ondivago del cane da guardia del palazzo?

Ecco, viene fuori il brontolone che c’è in me a testimonianza se non altro che non è vero che uno scrive sol perché il potere non gli ha concesso la pubblicità o elargito favori o incarichi… c’è sempre qualche residuo di ancien régime da spazzar via.