
di Andrea Filloramo
“Quale Chiesa avremo con Papa Leone XIV?” Sarà una Chiesa in grado di offrire risposte convincenti agli interrogativi degli uomini e delle donne di oggi? Sarà la Chiesa che completerà la rivoluzione iniziata da Papa Francesco oppure essa con il nuovo Papa, si allontanerà lentamente dalla visione di Bergoglio, le cui riforme, non del tutto attuate, s’innacqueranno con il solito controriformismo cattolico , tanto da farla ritornare ai tempi passati?
E’ difficile, essendo ancora all’inizio di un pontificato – che si prevede e che si augura non breve, rispondere pienamente a queste domande.
Ogni ipotetica risposta sarebbe suggerita soltanto da ciò che noi desideriamo che nella Chiesa e nelle sue strutture possa avvenire, confermando così, attraverso un’analogia, quanto Italo Calvino scrive in “Le città invisibili”, un libro che contiene una serie di relazioni di un fantasioso viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan imperatore dei Tartari. A questo imperatore melanconico, che ha capito che il suo sterminato potere conta ben poco perché tanto il mondo sta andando in rovina, un viaggiatore visionario racconta di città ritenute impossibili.
In questo libro Calvino, pertanto, scrive: “La città (noi leggiamo: la Chiesa) appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto e di cui tu fai parte, e, poiché essa gode di tutto quello che tu non godi, a te non resta che abitare questo desiderio ed esserne contento”.
Occorre, quindi, calarsi nella realtà, esserne degli osservatori. Solo così si possono cogliere “i segni dei tempi”.
E’ certo che la Chiesa del futuro dipenderà molto dalle decisioni che Papa Leone XIV prenderà nei prossimi mesi.
Già, dalle prime settimane di pontificato, possiamo notare che emergono alcuni segnali, che non passano inosservati.
Il primo segnale è quello rappresentato dal nome Leone, che Robert Prevost, divenuto Papa, ha scelto, che richiama papi energici e riformatori a servizio di una Chiesa non burocratica, ma missionaria ed evangelica,
Sicuramente l’approccio meditativo ma anche attivo del Papa, è tipicamente riscontrabile nell’”intra totus, mane solus,exi alius”, che, tradotto e parafrasando vuol dire: “nelle situazioni entra interamente, rimani solo, esci diverso”.
E’ questo un motto di S. Agostino, che Prevost, da agostiniano, fa suo e che fa preludere a future decisioni orientate al rinnovamento non solo spirituale ma fattivo e, quindi, alla continuità con le riforme attuate da Papa Francesco con la costituzione apostolica Praedicate Evangelium, che ha promosso una Curia Romana più missionaria e sinodale.
Essendo, oltretutto, molto attento alle periferie, Leone XIV rafforzerà la dimensione interculturale della Chiesa, che avverrà attraverso la valorizzazione delle liturgie locali, la promozione delle vocazioni non europee e nell’ affrontare, con un linguaggio diretto, i temi sociali (migrazioni, fame, guerre).
Papa Leone XIV saprà sicuramente come muoversi tra due forze opposte: quella dei tradizionalisti che chiedono simbolicamente un ritorno alla Messa tridentina, e quella dei progressisti che vorrebbero una maggiore apertura sui temi morali.
Il suo stile sarà orientato al dialogo, ma senza facili compromessi.
Il nuovo Papa sicuramente saprà come affrontare con piena decisione il clericalismo, cioè l’idea che i preti siano una “casta” superiore, separata dal popolo che ha delle radici antiche e molto resistenti nella Chiesa.
Egli sa per esperienza che il clericalismo spesso si esprime nel potere non condiviso e, pertanto, sicuramente rafforzerà il principio di sinodalità vera, che indurrà i vescovi ad ascoltare e dialogare, non solo a comandare.
Sa ancora che la Chiesa clericale spesso nasconde gli abusi e, perciò, cercherà di scardinare la cultura del silenzio, obbligando i vescovi a rispondere dei propri atti.
Nei suoi primi discorsi Papa Prevost ha sottolineato più volte il ruolo dei laici, non come “collaboratori dei preti”, ma come protagonisti della vita della Chiesa. Saprà spingere, quindi, i laici verso i ruoli di governo anche nella Curia, riconoscere nuovi ministeri laicali stabili e valorizzerà le figure femminili nei processi decisionali, ma non nel sacerdozio.
Concludendo: Leone IV, riprendendo il discorso di Francesco sulla sinodalità, rispetto a una classica struttura gerarchica, invocherà più democrazia, parlerà molto di pace come dono di Dio, una pace che lui vuole che sia “disarmata e disarmante”. Sarà un Papa che andrà in continuità con Papa Francesco ma ci metterà molto del suo, avendo più attenzione ai corpi intermedi della Chiesa, che Papa Francesco aveva spesso bypassato.
Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, è sicuramente un Pastore capace di ascoltare e decidere, con il cuore missionario plasmato da decenni di servizio nelle periferie del mondo in servizio della Chiesa.