
Secondo dati Istat 2024 (1) la popolazione italiana è in calo. Colpisce in modo particolare che la natalità delle donne sia calata a 1,18. Mentre l’1% è la crescita di immigrati e 36,5% quella degli espatri. Sembra che l’Italia sia meno gradita, soprattutto da chi ci nasce e che è anche cittadino.
Alla base della denatalità crediamo ci sia:
– maggiore consapevolezza delle femmine, sempre meno “animali da riproduzione” e individui verso una – pur se ancora difficile e limitata – parità di diritti col maschio, senza sottovalutare lì dove anche il maschio ha pochi diritti;
– pratiche sessuali sempre meno finalizzate alla riproduzione; consapevolezza – femminile e maschile, quando quest’ultimo ha voce in capitolo – di difficoltà economiche per la presenza di figli.
Tutto aiutato dalla maggiore diffusione di informazione sulla sessualità e pratiche contraccettive, financo – in alcuni casi estremi – alla maggiore legalità dell’aborto.
Un quadro positivo per due aspetti:
– figli desiderati, con relativa maggiore stabilità familiare e sociale degli stessi:
– la diminuzione della popolazione è un bene perché quella mondiale, 8 miliardi, è previsto (Onu) che diventerà 10 entro il 2050. E visto che già oggi sottosviluppo e precarietà sono diffuse e drammatici, soprattutto per i bimbi (decisamente non responsabili – quando lo sono – come i loro genitori), con la popolazione in costante crescita soprattutto in luoghi meno accoglienti, visti gli andazzi economici e politici, si prevede solo il peggio.
Alcun demografi nostrani “improvvisati”, anche e soprattutto in questi giorni di campagna elettorale per il referendum che potrebbe portare a 5 gli anni per ottenere la cittadinanza rispetto agli attuali 10, auspicano il cambio di anni sostenendo che questo aiuterebbe contro la denatalità. Potrebbe esser vero ma con una tale marginalità e insignificanza che potrebbe portare gli addetti ai lavori a sottovalutare il fenomeno e a credere di aver trovato la soluzione.
Noi crediamo che la soluzione – quella che nazionalsti di varia tacca agitano come perversione totale – non sia auspicare la sostituzione “etnica” (anche se poi, etnica non sarebbe, si pensi a Stati come gli Usa che esistono e vivono su queste differenze), ma dare ad ognuno il diritto soggettivo di vivere in una società di opportunità.
Le migrazioni – economiche quanto culturali – non possono essere fermate in quanto connaturate alla natura umana e non solo. Quando si cerca di farlo con la violenza delle istituzioni, le conseguenze sono peggiori (immigrazione clandestina e vita altrettanto clandestina di queste persone in una società che vengono marginalizzate in diversi modi moltiplicando disagi e problemi per chiunque).
Le migrazioni vanno gestite non sperando che dopo un po’ i migranti non arrivino più. Chi accoglie è bene che prepari anche se stesso per l’integrazione degli immigrati. Se qualcuno non si vuol fare una ragione che così è la vita, visto che l’Italia – al pari di qualunque altro Stato – non è una fortezza ma un quartiere del villaggio globale,è bene che si informi e studi (fin dalle scuole primarie) che gli esseri umani o sono così o non sono (tutti gli -ismi che hanno fatto credere il contrario sono puntualmente falliti, anche a seguito di bagni di sangue).
DARE A OGNUNO IL DIRITTO SOGGETTIVO DI VIVERE IN UNA SOCIETÀ DI OPPORTUNITÀ Questo vale per tutti in ogni contesto.
Per tornare ai figli che con desiderio vengono fatti, è soprattutto in questo caso un principio base. Se chi fa figli sa che l’economia e la società sono modellati per la loro accoglienza (che non è il bonus istituzionale saltuario, o l’utopia di uno Stato che ha cura dei propri sudditi dalla culla alla bara, o l’impegno caritatevole di alcuni) è con piacere, per se stesso e il nascituro, che potrà decidere.
LA DENATALITÀ COME UN BENE
Perché:
– calmiera l’eccesso in corso,
– dà un – pur se limitato . contributo alla continua esplosione di guerre
– mette le basi perché le economie e le società abbiano maggiori e più mirate risorse per l’equilibrio tra umani.
1 – https://www.aduc.it/notizia/istat+rapporto+annuale+2025_141167.php
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc