
Non riesco a appassionarmi a quanto accade nella Sicilia della “palla a cesto”. In questo microcosmo da marketta da bar mi pare che il nostro amatissimo sport stia facendo l’ultimo passo, in beata incoscienza. La gente che una volta frequentava i palazzetti isolani perché appassionata di questo sport non lo capisce più, ed è molto difficile amare quando non si capisce. Per il movimento sportivo è un continuo allontanarsi da sé. A grandi e piccoli colpi. Il lessico, i numeri virtuali di tante gioiose macchine da guerra, le norme, le abitudini, le entrate, le uscite, i bilanci. Se leggi le formazioni fai fatica a ricordare un cognome o un volto: ma i tanto decantati reclutamenti giovanili dove li hanno sepolti? Possibile che se non hanno antenati baltici o serbi non sono idonei per giocare nella mitica provincia di Messina?
Più che un campionato “dilettantistico” mi sembra un gioco d’azzardo: puntualmente c’è chi resta in mutande. A prendere molto sul serio il movimento della pallacanestro siciliana si scivola nel pessimismo più nero. A prenderla sul serio, com’ è giusto, si può esibire un sano pessimismo. L’ alternativa è solo nella fede e nella speranza: No, basta, non prendiamoci in giro. L’idea di ritornare a frequentare un palazzetto mi nausea… figurarsi stringere la mano.
Il gioco sporco è per coloro che non possono vincere in maniera pulita. Soltanto l’estrema debolezza delle persone giustifica che ci si debba comportare così per prevalere sugli avversari. Se siete tentati di liquidare questo mio pensiero come un atteggiamento da bastian contrario, provate a spostare l’attenzione del vostro bagaglio di esperienza sportiva (pulita) a quella degli altri. Avete mai il sospetto di vivere in un mondo al contrario? Quando si parla di regole, di etica, di competenze bisognerebbe rinunciare all’arroganza tipica di chi manipola le persone. C’è poco da dire! E sarebbe ora di smetterla con giustificare tutti quelli che abusano della credulità dei genitori – tifosi.
Questo è il guaio!
Ci sono società sportive che sembrano ormai bollettini di borsa. Sono questioni da perderci il sonno o farsi una sonora risata. Ma non se ne può più di sentir dire: “Sono il migliore, il nostro è un progetto per i giovani di questa città”. Ma certo, quando conviene a voi, furbetti del palazzetto. Provate a chiedere ai giovani di questa terra se fanno salti di gioia nel vedersi defraudare dello spazio, dell’opportunità di praticare la disciplina che amano per colpa di questi dirigenti diversamente sinceri incapaci persino a rispettare un impegno scritto. Qual è allora il confine tra astuta gestione e fuffa?
Ricordo ai poveri genitori che puntualmente campano questi “dirigenti – istruttori” che ogni ambiente, perfino quello dell’onorata società, ha un suo codice. Discutibile, ma ce l’ha. Loro no. Hai voglia a dire fidati di noi, noi siamo diversi, noi siamo per le regole, il merito, la trasparenza l’onestà. Questo sport, il nostro amato sport della palla a cesto, è immerso fino al collo nell’assenza di regole. Perché nessun garante o dirigente che sarebbero lì anche per quello, soprattutto per quello, non riesce a imporre uno straccio di decenza. Arroganza, cinismo, protezione, predilezione, clientelismo, nepotismo, parzialità. e vendetta hanno preso il posto di competenza, civiltà, rispetto. Ma è una vita che da queste parti succedono cose enormi e quasi sempre sgradevoli e questo non impedisce ai professionisti della sola di accamparsi davanti alla tv, per un canestro.