La conversione di Bertinotti il cattolico

Da almeno un decennio Fausto Bertinotti si è convertito, dopo essersi accorto che il Comunismo era fallito e che era meglio ripartire dalla cultura liberale e da quella cattolica. Dopo la morte del Papa, ripete questa cosa ogni giorno e in ogni canale televisivo. Che dice, in sostanza?

La cultura cattolica regge da duemila anni (ci sarà un motivo!), quella liberale un po’ meno, ma come durata se la cava. L’ultimo e più potente interprete di questa ispirazione cattolica alla durata è stato Papa Francesco, proletario innalzato al potere, ambientalista sudamericano, terzomondista, internazionalista degli ultimi, globalista dei poveri. L’ex fondatore di Rifondazione Comunista apprezza la capacità della Chiesa – quella di Bergoglio, ma anche quella dei 265 predecessori – di guidare le masse.

Quella di guidare le masse è sempre stata l’aspirazione di Bertinotti, ma non ci è mai riuscito. Al massimo ha fatto cadere Prodi. Ha poi ridotto i comunisti al lumicino. Bene.

Quello che non torna nella vita di Fausto Bertinotti è la storiella della conversione. Lui è rimasto perfettamente fedele al credo leninista, il meglio che il convento comunista passava. Il leninismo non è una semplice ripetizione del marxismo, ma un suo sviluppo e adattamento alle nuove condizioni storiche, in particolare quando l’imperialismo stravince e inizia la rivoluzione proletaria. La combinazione tra marxismo e leninismo ha dato vita al marxismo-leninismo, che è diventata l’ideologia ufficiale dell’Unione Sovietica e di molti altri paesi socialisti.

Nella dialettica marxista-leninista, era centrale il ruolo del Partito, non quello del popolo. Secondo Lenin, la classe operaia non sviluppa autonomamente una coscienza rivoluzionaria, ma può maturarla solo grazie all’intervento di un partito di rivoluzionari di professione, l’avanguardia del proletariato. Questo Partito guida la classe operaia verso la conquista del potere e la costruzione di uno Stato socialista.

Insomma, questo Partito dovrebbe avere il potere che ha il Papa della Chiesa cattolica sul gregge di pecorelle ingenue che non sanno trovare da sole la via dello stazzo. E questo partito dovrebbe essere guidato da un fine intellettuale, raffinato argomentatore, abile polemista da salotto come Fausto Bertinotti. Prima di fallire un’altra volta come aspirante Papa non gli rimane altro che continuare a vestirsi elegante il più a lungo possibile.

Gian Luigi Corinto, docente di geografia e marketing alimentare Università di Macerata, consulente Aduc