
Va in farmacia per un controllo al cuore, si sente male e muore. Il defibrillatore nella piazza del paese è scarico: il massaggio cardiaco che gli viene effettuato dal personale presente non si rivela efficace per salvargli la vita. È accaduto a San Fermo, in provincia di Como. Un uomo di 65 anni, recatosi in farmacia per effettuare un elettrocardiogramma, si è improvvisamente accasciato mentre attendeva l’esito del tracciato. I tentativi di rianimazione da parte del personale della farmacia – 20 minuti di massaggio cardiaco – si sono rivelati vani.
“Una persona è morta mentre si sottoponeva a un elettrocardiogramma in farmacia. È un fatto gravissimo. È ora che si dica chiaramente: i farmacisti non sono medici, né infermieri. Le farmacie non sono strutture sanitarie, e non possono esserlo senza rispettare le regole che valgono per tutte le altre imprese del settore”, dichiara Karin Saccomanno, Presidente di AISI – Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti.
“Questa tragedia dimostra in modo drammatico ciò che da anni denunciamo: si sta ingannando il cittadino facendogli credere che la farmacia sia un presidio sanitario, quando invece non possiede né gli strumenti, né il personale, né le autorizzazioni per esserlo. La salute non si improvvisa. Il paziente deceduto, con ogni probabilità, se assistito sin dall’inizio in un ambulatorio autorizzato, avrebbe avuto almeno la possibilità di ricevere cure mediche immediate. Non si può morire aspettando l’esito di un tracciato cardiaco gestito da personale non formato all’emergenza”, prosegue Saccomanno.
Anche il Direttore Generale di AISI, Giovanni Onesti, interviene in modo perentorio: “Da tempo denunciamo una deriva pericolosa: si vorrebbe attribuire alle farmacie un ruolo sanitario che non è loro. Addirittura, il nuovo Piano Cronicità 2024 affidava ai farmacisti funzioni di coordinamento nella presa in carico dei pazienti cronici. È semplicemente inaccettabile. Le farmacie non sono attrezzate, non sono strutture sanitarie, non hanno le dotazioni e non rispettano i requisiti previsti per legge”.
Il Segretario Generale, dott. Fabio Vivaldi, aggiunge: “La nostra posizione è chiara: nessuno vuole escludere i farmacisti da un ruolo di supporto nella filiera della salute, ma non si può né si deve legittimare una sostituzione delle strutture sanitarie pubbliche o private accreditate. La diagnosi è atto medico, l’assistenza è atto infermieristico, e chi opera nel sanitario deve rispettare precise regole. Le farmacie, se vogliono svolgere attività sanitaria, devono rispettare i 420 requisiti di legge richiesti a ogni struttura autorizzata. Questo principio non è negoziabile”.
Saccomanno continua: “Dobbiamo ricordarci che le farmacie svolgono attività commerciale in virtù di una mera autorizzazione comunale. Non hanno nessuna autorizzazione regionale all’esercizio di attività sanitarie, come invece è richiesto per tutte le strutture sanitarie, non possiedono i 420 requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, e soprattutto non hanno apparecchiature, spazi o personale medico qualificato. Probabilmente, se queste informazioni basilari fossero state veicolate correttamente, l’ignaro cittadino non si sarebbe affidato ad un ambiente privo di supporto clinico e sarebbe andato in un ambulatorio o ospedale, dove avrebbe avuto almeno una possibilità reale di assistenza.”
AISI ricorda inoltre di aver contribuito alla presentazione di due emendamenti chiave al DDL Semplificazioni, precisamente sull’articolo 25 relativo alla “Farmacia dei Servizi”, per chiedere l’equiparazione normativa delle farmacie a tutte le strutture sanitarie private qualora intendano erogare prestazioni sanitarie.
“La nostra battaglia è per la sicurezza dei cittadini, per l’equità tra operatori e contro la concorrenza sleale. Le farmacie non possono continuare a offrire servizi sanitari senza rispettare le norme. Lo Stato impone a tutte le imprese sanitarie rigide condizioni strutturali, organizzative e tecnologiche: perché le farmacie dovrebbero esserne esentate?” – concludono Saccomanno, Onesti e Vivaldi.
Le farmacie possono e devono essere un punto di supporto, ma non possono sostituirsi ai presidi medici. Il farmacista non è un medico, non è un infermiere, non è un operatore d’emergenza. È ora che Governo, Parlamento e Presidenza della Repubblica diano un segnale forte: basta ambiguità, si rispettino le regole, si tuteli la vita.