Conosci Ginevra e capisci che non bisogna sprecare il tempo, nella perenne attesa, che capiti nella vita qualcosa di buono. Si può proprio dire: che è una artista unica. Sembra uscita da un ritratto di Andy Wahol, ma la sua sincerità è disarmante quasi fosse una poesia di Alda Merini. L’oggetto di culto non c’è o forse sì perché lei vive circondata da tanti oggetti, ma niente le appartiene come del resto, lei: nessun legame dura per sempre!
Ginevra è nata e vive in Piemonte. Fin da piccola si approccia al mondo dell’Arte grazie al fratello musicista e al padre fotografo per diletto. La propensione per la creatività e la sua formazione professionale in ambito psico- educativo la rendono una fotomodella dedita non soltanto allo studio delle pose, ma anche e soprattutto alla co-creazione di progetti fotografici unici dal risvolto educativo.
Ginevra, partiamo dall’inizio.. Come è scoccata la scintilla tra te e la fotografia?
Nella mia famiglia abbiamo tutti un’inclinazione all’Arte: mio fratello, per esempio, è musicista e mio padre un tempo si dilettava nella realizzazione di ritratti a carboncino. Anche io ho sempre avuto una propensione per le attività artistiche: dalla danza alla creazione di abiti in carta, dal canto alla giocoleria col fuoco. La fotografia per me, fino a pochi anni fa, era però solo un mezzo per fissare in maniera didascalica un avvenimento; non aveva alcun fine artistico o emozionale, semplicemente rappresentava in maniera superficiale e puramente visiva luoghi e persone conosciuti. Quando iniziai a posare, quindi, lo feci per pura curiosità, sotto richiesta di un fotografo. Da subito però, mi resi conto che dietro quell’obbiettivo fotografico si nascondeva un mondo a me ancora sconosciuto, ricco di storia, di ricerca, di Arte, di esperienze di co-creazione e allo stesso tempo di introspezione. Decisi così di intraprendere questo percorso, sicura che mi avrebbe arricchito non solo dal punto di vista artistico, ma anche e soprattutto dal punto di vista personale, come una terapia: un modo per scoprire le molteplici sfaccettature di me stessa.
I tuoi lavori farebbero supporre che hai dei tratti da narcisista… epperò leggendo i tuoi pensieri ritrovo una donna che parla di bisogno di amore e della ricerca del bene più raro: l’autenticità. Ti ritrovi in questa descrizione?
Il narcisismo è tipico di una personalità che tende a un eccessivo compiacimento e ammirazione di sé, che non presenta empatia, bensì crea legami per puro scopo personale. Non sono mai stata una persona vanitosa, nè propensa a essere al centro dell’attenzione ed effettivamente queste caratteristiche possono sembrare atipiche per chi intraprende questa professione. Ciò che vorrei trasmettere attraverso il mio modo di posare è proprio l’autenticità. La società di oggi è bombardata da immagini che spingono inconsciamente a seguire dei modelli predefiniti di perfezione; ma cos’è realmente la perfezione? Molte volte ci si dimentica che la natura delle cose è perfetta in quanto unica in ogni suo genere e forma.
Ti consideri un sex symbol?
Proprio per il fatto che tendo a preservare la mia unicità, non mi ritengo un sex symbol e non faccio nulla che punti a questo. Molte volte mi ritrovo a posare nuda, soprattutto per fotografie di genere pittorico, questo mette a nudo ogni mio carattere distintivo, anche quelli che rispecchiano meno i canoni attuali delle modelle. Accetto il mio corpo e accetto che si modifichi per un fattore temporale naturale e non per interventi artificiali: non ho tatuaggi, non seguo diete ferree, non mi depilo completamente, non sono rifatta. Penso che la naturalezza sia la vera bellezza.
Qual è la cosa più importante quando si lavora sul set?
La cosa più importante è la co-creazione, l’intesa artistica che è frutto di una condivisione di idee e di un dialogo costante precedente al set.
Hai scritto sui social “Solo pochi sentono respirare l’anima delle case”. La trovo molto profonda. Come sei arrivata a questa conclusione?
Ebbene sì, “solo pochi sentono respirare l’anima delle case”…molte persone che si cimentano nelle fotografie UrbEx lo fanno per avere una figurina in più da inserire nel proprio album degli elogi e non si soffermano sul fatto che quei luoghi sono contenitori di storia, di vite.
C’è una lezione che ti ha cambiato la vita?
Ho imparato a cogliere un insegnamento da ogni cosa che vivo, anche e soprattutto dalle esperienze più sgradevoli. Il mondo della fotografia non è tutto rose e fiori senza spine: ci sono gelosie, tentativi di possedere anima, arte e corpo altrui…la fotografia in tutti i suoi aspetti mi ha cambiato la vita, perché guarisce le ferite e le trasforma in Arte.
Ti rubo una domanda: Di quanti raggi è composta la tua anima?
Son fatta di mille sfaccettature che non conosco ancora a fondo nemmeno io. La fotografia è per me un mezzo fondamentale per andare a indagare a livello introspettivo le varie parti della mia essenza. Ogni volta che poso cerco di superare i miei limiti, le mie paure, i miei blocchi mentali per far emergere una capacità di me che prima era nascosta. Penso che nella vita non si finisca mai di imparare dalla vita e da sé stessi.
Quale parte dell’esperienza come modella pensi sia raccontata in maniera distorta?
Non saprei cosa venga raccontato di me in maniera distorta…le caratteristiche che prevalgono sono: il mio essere testarda, puntigliosa, senza peli sulla lingua, esigente, con la mente in perenne movimento, in cerca sempre di miglioramento…e credo che soprattutto quest’ultima caratteristica possa essere travisata e vista come un voler primeggiare; in realtà, essendo la fotografia un mio percorso personale, il fatto di voler sempre migliorare è semplicemente un cercare l’essenza più pura dell’Arte per poter perdermici dentro come in un vortice…
Affermi, la vita è un circo e io sono un pagliaccio: dispenso sorrisi dietro al pianto truccato…Una bella sensibilità
Penso che la vita sia davvero strutturata come un circo: c’è chi sta seduto tra il pubblico criticando, applaudendo, fischiando e chi sta sul palco a raccontare la sua storia. Entrambe le tipologie di persone sono attori di un grande spettacolo, ma la differenza sostanziale è che chi si limita a guardare sta seduto nell’ombra, tenendo allo scuro sé stesso, mentre chi sta sul palco viene illuminato dai riflettori che lo rendono apparentemente più vulnerabile. In realtà mettersi in gioco è meno rischioso di quel che si può pensare, perché il pubblico, per quanto finga o critichi, starà sempre a debita distanza dal palco!
Che cosa hai imparato del sesso?
Ho imparato che è una dimensione DIVERSA dal fare l’amore.
Legame, in equilibrio tra l’intrecciare e il non stringere troppo. Questo è per te un rapporto di coppia?
Si, secondo me ogni relazione, che sia amicale, affettiva, lavorativa o creativa, deve avere quel giusto equilibrio, quell’intesa che permette di proseguire verso un obiettivo comune.
C’è qualcosa di cui ti penti?
Non mi son mai pentita. Penso che tutto ciò che vivo non accada per caso. Anche gli avvenimenti più spiacevoli che mi hanno creato cicatrici di sofferenza, mi hanno insegnato qualcosa.
Come ti piacerebbe essere ricordata?
Vorrei essere ricordata non come una semplice modella, ma come una persona che ha vissuto a pieno l’Arte condividendola con le persone a lei più care. L’Arte è costituita dalla nostra essenza, dalla nostra anima e quella, a differenza de corpo, non morirà mai.