Porteremo sempre con noi il peso di quasi tre mesi di lockdown

di ANDREA FILLORAMO

Porteremo sempre con noi il peso di quasi tre mesi di lockdown, dovuti all’emergenza sanitaria, che ha costretto uomini, donne, vecchi e bambini a stare chiusi in casa per cercare di fermare la rapida corsa del Covid-19, che minacciava e continua a minacciare la nostra vita.

Così ci è stato detto e imposto dal Governo e noi, vuoi per paura, vuoi per senso civico abbiamo rispettato quanto era stato suggerito da una “Commissione Governativa”, che sostanzialmente non ha fatto altro che suggerire le stesse norme e comportamenti, che possiamo anche rintracciare in Internet, imposte nella pandemia, detta “Spagnola“, del 1919, che ha causato moltissime morti, anche perché allora non c’era la televisione o gli altri mezzi di comunicazione che ci sono oggi, che avvertono dei rischi che corriamo se non ci atteniamo scrupolosamente alle disposizioni date, né le medicine  che ci sono oggi.

Il Governo, agendo forse con  ritardo da quando è cominciato a circolare il virus e di questo eventualmente dovrebbe rispondere, ha provveduto ad imporre con buoni risultati ancora purtroppo non conclusivi, quelli che erano stati i vincoli del nostro vivere sociale e dei nostri comportamenti; mentre gli “scienziati”, magari in disaccordo fra loro, quotidianamente sono apparsi in televisione rendendo nota la loro impossibilità o incapacità mal celata, di farci sperare che in un prossimo futuro potremo  liberarci  di questo maledetto virus, se non attraverso un vaccino che ancora ha da venire.

Essi non riescono neppure a dirci, se non attraverso statistiche e monitoraggi, del perché il Covid-19, colpisce e, soprattutto, uccide soltanto in determinate condizioni; perché, inoltre, sembra che risparmi i bambini e gli adolescenti che, però, data l’incertezza, sono stati costretti, in virtù del lokcdown di rimanere a casa subendo danni irreparabili alla loro psiche.

Essi sono stati, quindi privati delle loro scuole, dei loro insegnanti, dei loro rapporti, delle lezioni frontali, “vis a vis”, necessarie, anzi indispensabili per la loro crescita umana e culturale, non sostituibili con lezioni online o con le videochiamate, con lezioni a distanza, alle quali molti docenti, oltretutto, non erano preparati e che tuttavia sono riusciti a svolgere con spirito di sacrificio per mantenere quel minimo di rapporto necessario per la formazione minima degli alunni.

Tutto, poi, nella scuola, è stato rimandato a settembre, annullando, per quanto concerne l’anno scolastico in corso, esami, anzi facendoli diventare esami burletta e dando un colpo di spugna a meriti e demeriti degli studenti e fissando la data del prossimo anno scolastico, promettendo, inoltre, la nomina di nuovi insegnanti.

Speriamo che l’assunzione massiccia di nuovi docenti non diventi, come avviene frequentemente, una mera promessa. Ciò, a mio parere dipende dalla disponibilità di risorse, spendibili anche per reperire nuovi spazi, dei quali però non si fa cenno, dentro e fuori da uno specifico istituto scolastico per creare gruppi classe con non più di trenta alunni, ma con un congruo numero di ragazzi che garantisca la distanza e la sicurezza. Ciò consentirebbe se non a tutti ma almeno agli studenti delle scuole superiori, come sostiene un insegnante di “dimostrare (…), che una malattia, una epidemia per quanto minacciosa, deve trovare nella capacità dell’essere umano di adattarsi alle difficoltà, una ragione e una spinta a non indietreggiare”.

“Invece – sostiene ancora quel docente – abbiamo, purtroppo, un ministro, Lucia Azzolina (…) che non si capisce bene cosa abbia fatto nella propria breve, data l’età, esistenza per ricoprire questo delicato ruolo che presiede alla formazione della nostra gioventù”.

A mio parere, però, non si tratta solo di età, anzi fa molto piacere sapere che un ministro sia una giovane donna di trentotto anni, con capacità di governare un ministero molto complesso e molto delicato come quello dell’istruzione, ma di totale incompetenza.

Non può fare il ministro dell’istruzione chi è stato prima di aver intrapreso la carriera politica un’insegnante supplente, bocciata solennemente nel Concorso a Dirigente Scolastico, con il voto orale di 75/100, come ha rivelato il Presidente del Concorso stesso. È assurdo che chi deve governare milioni di studenti, venga dichiarato incapace di governare e amministrare una scuola che può avere anche 1000 alunni. La domanda, quindi, non è retorica: “per fare il ministro, in questo momento particolare della nostra storia, è sufficiente avere la tessera di un partito o di un movimento appartenente alla maggioranza, che sia, però, giovane, con una bella presenza e si presenti, in televisione, davanti agli italiani con le labbra in evidenza per il rossetto che mai viene trascurato?”.

Se è così non ci resta che dire: “povera scuola e poveri ragazzi!”.