La Chiesa & IMG PRESS: scrivere è trascrivere

La chiesa, i preti e i fedeli. Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e disperazione…

 

di ANDREA FILLORAMO

Ricevo e commento l’email ricevuta il 20 ottobre 2019 da …@tiscali.it, di cui riporto soltanto uno stralcio.

“ …Aspetto sempre di leggerti in IMGPress per discutere con gli amici i contenuti. La tua scrittura è chiara non ha fronzoli e, quello che è più importante tu aiuti a cercare la verità che è patrimonio di tutti e non di poche persone…”

 

Ringrazio innanzitutto il mittente dell’email sopra riportata per l’attenzione prestata ai miei scritti.

Mi piace citare una frase di Claudio Magris, finissimo letterato, di vastissima e straordinaria cultura, uno dei più profondi saggisti contemporanei: “Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e disperazione, tante pagine non sarebbero nate”.

Questa considerazione vale per ogni autentico scrittore e con fatica l’adatto anche a me che non ho alcuna velleità letteraria: di me, fra qualche tempo – ne sono certo – nessuno si ricorderà e nessuno rammenterà quel che ho scritto nelle pagine di questo foglio elettronico.

Anch’io, quindi, trascrivo le storie che presumo di conoscere e lo faccio con semplicità, in libertà, senza censure e – come dice il mittente dell’email – senza “fronzoli”, cerco la “verità che è patrimonio di tutti”. Ritengo che questo sia un servizio che svolgo con grande disponibilità.

È bene chiarire, però che i miei articoli pubblicati in IMGPress non contengono come qualcuno può pensare, mere informazioni su avvenimenti e fatti riguardanti la chiesa, ma un’analisi critica, così come la so fare, di quello che sta avvenendo nella Chiesa, che vorrei migliore, così come la vorrebbe Papa Francesco, che non si stanca mai di richiamarla allo spirito evangelico, noncurante degli “attacchi” che dall’esterno ma – e ciò ci inquieta –  anche dall’interno, cioè da cardinali, vescovi e preti, che in nome di un tradizionalismo becero e stantio  gli tendono insidie di ogni genere.

Qualcuno può obiettarmi che, nei miei articoli, mi soffermo frequentemente sulle “ombre” che si addensano sulla Chiesa e non sulle “luci” che ovviamente ci sono. Lo sappiamo: nella Chiesa come dentro di noi vivono luci e ombre. Fanno parte di ciò che siamo, di ciò che non vogliamo essere e di quello che potremmo essere. Rappresentano la lotta tra quello che riconosciamo, che evitiamo, che ammettiamo e che ignoriamo o non vogliamo vedere. E in questo impegnativo equilibrio cerchiamo di trascorrere le nostre giornate senza che nessuna delle parti domini la nostra vita. I fatti ci dicono spesso che è difficile raggiungere l’equilibrio tra ciò che sappiamo e ciò che non ammettiamo. Per convivere con noi stessi, dobbiamo essere dotati di una buona dose di accettazione della realtà: siamo fatti di luci e ombre, proprio per questo ci saranno parti di noi stessi che non vorremo accettare. La stessa cosa avviene nella Chiesa che è formata da uomini. Accettare ombre può implicare sofferenza, ma anche evoluzione. Nella Chiesa non ci sono solo luci. Le luci a volte abbagliano e le ombre possono dare le risposte giuste.

Carl Jung scrive: “Nessuno si illumina fantasticando su figure lucenti, ma prendendo coscienza dell’oscurità”.

Se da una parte sono contento che ci siano persone che dibattono i contenuti da me proposti negli articoli pubblicati in IMGPress; dall’altra parte preferirei che si dia nei dibattiti, molto più spazio al Vangelo, alla parola di Dio, dalla quale prendo spunto frequentemente. Dare più spazio al Vangelo significa scoprire il messaggio evangelico autentico, in tutta la sua purezza, senza ridurre le sue esigenze per timore di rifiuto e senza imporre pesanti oneri che esso non include. Significa ancora saper coniugare l’accettazione dei valori veramente umani e religiosi, oltre ogni chiusura immobilista, con l’impegno di annunciare tutta la verità del Vangelo, senza cadere in facili accomodamenti, che porterebbero a svigorirlo.

La tentazione di relegare il messaggio di Gesù nell’ambito della dottrina  è molto comune: è la tentazione di fare del Vangelo non una buona notizia per l’oggi, ma un fatto del passato, con scarsi riflessi per il tempo presente; è la tentazione di accantonare la Parola del Nazareno, così esigente e impegnativa, così scomoda e compromettente, una Parola che non chiede all’uomo – di ieri e di oggi – solo “qualcosa”, ma il tutto della propria vita, delle proprie relazioni, del proprio agire…

Certo che le resistenze sono ancora tante. Però malgrado l’attuale situazione, nutro la fondata speranza che il cattolicesimo troverà presto la strada verso un paradigma diverso, dove c’è una Chiesa più vicina al Vangelo e più disposta al cambiamento.

Qui finisco per non annoiare i lettori, facendo diventare una semplice risposta ad una email una predica.