SALUTE: L’85% DEGLI ITALIANI HA PROBLEMI GENGIVALI O DENTALI

In un momento storico in cui la prevenzione e l’interdisciplinarità assumono un ruolo sempre più centrale nella medicina, prende forma il primo Comitato Scientifico Multidisciplinare per la Salute Orale e Sistemica.

Si tratta di un tavolo di lavoro permanente che riunisce la Federazione Italiana delle Società Medico-Scientifiche (Fism), i principali esperti clinico-scientifici, due atenei di grande prestigio come Sapienza Università di Roma e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, numerosi key opinion leader e, in qualità di major advisor, il professor Enrico Gherlone, esperto nominato dal ministro della Salute per l’odontoiatria.

Per la prima volta in Italia, un ampio gruppo di lavoro multidisciplinare mette insieme istituzioni, università e società medico-scientifiche con un obiettivo condiviso: rendere la prevenzione delle patologie del cavo orale una priorità nazionale di salute pubblica e rafforzare la consapevolezza sulla profonda relazione tra igiene orale e salute generale.

Con la nascita di questo Comitato, presentato oggi in Senato nella Sala Caduti di Nassirya, si avvia così un percorso strutturato che mira a trasformare la salute orale in un pilastro riconosciuto del benessere complessivo della popolazione.

Realizzato con il contributo non condizionante di Procter&Gamble, il progetto ‘In Bocca alla Salute’ intende sottolineare come l’igiene e, più in generale, la salute orale rappresentino oggi una delle sfide più sottovalutate, ma più strategiche per la salute pubblica e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.

La bocca è la porta di ingresso al resto del corpo e i problemi gengivali possono aumentare il rischio di problemi gravi per la salute generale: un accumulo di placca intorno al bordo gengivale o tra i denti permette, infatti, la proliferazione dei batteri orali, compreso il P. Gingivalis, che rilasciano tossine che possono causare infiammazione e diffondersi in tutto il corpo.

La letteratura scientifica dimostra che chi soffre di malattie gengivali ha una maggiore probabilità di sviluppare il diabete, soffrire di gravi eventi cardiovascolari come infarto o ictus, sviluppare malattie cognitive come il morbo di Alzheimer, artrite reumatoide e sviluppare esiti avversi in gravidanza. Queste connessioni sono poi influenzate dagli stili di vita e diversi fattori, tra cui predisposizione ereditaria, stress, fumo, una dieta sbilanciata, patologie sistemiche e una buona igiene orale.

Nei prossimi anni il Sistema sanitario italiano e la spesa connessa subiranno forti pressioni legate al progressivo invecchiamento della popolazione, alla longevità crescente e ai costi crescenti connessi alla gestione di malattie croniche e sistemiche. Diviene, dunque, ancora più importante investire nella prevenzione delle malattie del cavo orale, soprattutto considerando le insufficienti risorse destinate alla prevenzione, nonostante le proiezioni demografiche indichino un progressivo invecchiamento della popolazione italiana.

Dall’indagine dell’Osservatorio di igiene orale di Nomisma e Fondazione ReS (Ricerca e Salute) condotto a marzo 2025 su un campione di 1.400 consumatori, emerge come la salute orale degli italiani presenti sfide significative: ben l’85% degli italiani presenta problemi gengivali o dentali, ignorando lo stretto legame che esiste tra igiene orale e principali patologie sistemiche. Nella fattispecie: l’88% ignora la correlazione tra igiene orale e malattie cognitive, il 74% tra igiene orale e diabete, il 58% con le malattie respiratorie e il 49% con le malattie cardiovascolari.

Si rende quindi necessario un cambio di mentalità che porti l’igiene orale a superare la mera questione estetica, arrivando a un concetto più ampio e complesso di paradigma preventivo al centro delle abitudini della popolazione del nostro Paese.

In realtà non si tratta di un problema solo italiano: in occasione dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 25 settembre 2025, infatti, è stato evidenziato come le malattie della bocca rappresentino un problema sanitario ed economico rilevante, con impatti seri e di lungo periodo sulla vita delle persone. È stata inoltre sottolineata la necessità di un impegno globale per diminuire l’eccessivo tasso di patologie orali (ne soffrono circa 3,5 miliardi di persone nel mondo) attraverso la promozione della salute, la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento.

Come rilevato da Nomisma, il tema inizia quindi con una corretta informazione: solo il 63% di chi soffre di malattie sistemiche dichiara di aver ricevuto informazioni sulla possibile correlazione con la salute orale e, nella maggior parte dei casi, tali informazioni sono state veicolate solo dai dentisti e, molto meno frequentemente (25%), dal medico curante o dallo specialista.

Le linee guida del ministero della Salute sulla corretta igiene orale esistono e sono chiare: lavarsi i denti almeno tre volte al giorno, preferibilmente con uno spazzolino elettrico, utilizzare dentifricio fluorato e filo interdentale ogni giorno ed effettuare visite di controllo specialistiche con periodicità.

Dalla ricerca Nomisma emerge comunque un grande divario tra queste e le reali abitudini dei consumatori: solo il 25% degli italiani utilizza uno spazzolino elettrico, solo il 27% il filo interdentale e ben il 40% ha rinunciato a controlli o cure odontoiatriche principalmente per motivi economici.

Tali evidenze evidenziano una scarsa consapevolezza ma, al contempo, offrono anche una grande opportunità: promuovere l’igiene orale riducendo l’incidenza delle patologie croniche e sistemiche, generando benefici diretti per la salute dei cittadini e favorendo una più alta sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.

Secondo alcuni scenari prudenziali sviluppati da Nomisma e Fondazione ReS, infatti, emerge che, qualora l’incidenza delle patologie croniche e sistemiche connesse alla scarsa igiene orale diminuisse anche di 1 caso su mille, si produrrebbero effetti rilevanti non solo in termini di miglioramento della salute collettiva, ma anche di risorse disponibili: ipotizzando una comorbilità pari a circa il 20% tra le patologie analizzate, il risparmio annuo per il Ssn sarebbe pari a circa 25,7 milioni di euro, valore pari a 25 volte quello stanziato dalla Legge di Bilancio 2026 per le attività di sensibilizzazione volte alla prevenzione.