RADIO ZANCA: SENZA FUTURO NELLE MANI DI BUZZANCA

Povero Pdl, se è in caduta libera a Roma dove esistono cervelli e sensibilità, come farà a evitare il crollo a Messina, dove i talenti latitano? Da queste parti, per disgrazia di quanti credono ancora nel miracolo berlusconiano, non esiste una figura di grande spessore che possa obbligare il sindaco onorevole Giuseppe Buzzanca ad amministrare normalmente la città, a evitare ordini del giorno e nomine che esaltino le virtù solo dell’amico di turno. Ma soprattutto non esistono professionisti con attributi tali da poter dire a Buzzanca di non eccedere nel finanziare questo o quello, spacciandolo per cultura o servizio di utilità sociale, mentre al contrario, sarebbe l’ora di riorganizzare il partito con democrazia, mettendo alla porta lacchè, tengo famiglia e affaristi. Purtroppo per gli elettori messinesi del Pdl, il buon senso non si può imporre per legge, neppure nell’epoca dei decreti e del spending review. Certo, il problema non è di facile soluzione: come si fa a controllare Buzzanca se ricopre il ruolo di primo cittadino, quello di onorevole e se non bastassero questi gravosi impegni, pure quello di segretario politico del partito? Come si fa a controllare uno che controlla vita amministrativa e politica? Come si fa a tenere a freno uno che nomina, revoca, premia e punisce? Solo nel vecchio West potevano capitare situazioni così bizzarre ma nel 2012, nel bel mezzo di una rivoluzione mediatica, come è stato possibile che tutto ciò sia accaduto? Ecco perché ci chiediamo quale senso abbia la presenza nel coordinamento cittadino degli onorevoli Enzo Garofalo e Nino Germanà se poi Buzzanca agisce in solitario e decide, senza comunicarlo ad alcuno, che per esempio, all’Azienda Meridionale Acque di Messina S.p.A. – AMAM – ci finisca l’avv. Alessandro Anastasi, professionista che nel frattempo ricopre, per conto di Buzzanca, altri incarichi. Ora Anastasi sarà non bravo, ma bravissimo, ma possibile che all’interno del Pdl non ci siano altri professionisti meritevoli di fiducia e che tutti quelli più bravi li conosca solo la famiglia Buzzanca? La politica, la gestione di una comunità consiglierebbe invece una pianificazione delle nomine, delle scelte, non importa se comunisti o berlusconiani, tutti insieme. Perché amministrare bene una città significa non offendere l’intelligenza, non calpestare il diritto d’essere libero piuttosto che schiavo. Amministrare bene una città è la festa, illusoria ma necessaria, della politica che premia secondo dei valori e non per assenza di contendenti. Forse sarebbe troppo romantico credere che ancora esista qualcuno che si spende gratis per il bene collettivo ma è il nostro rapporto con la quotidianità che meglio ci aiuta a credere in un futuro migliore e non da servi.